«È stata la follia di due ragazzacci, una grande nave spaziale è scesa nel centro di Parigi per sostituire lidea tradizionale di museo». Renzo Piano ha commentato così, nella lectio magistralis tenuta allAuditorium, la sua foto con il collega Richard Rogers (insieme hanno progettato il Centre Pompidou). Ricordi di 30 anni fa, che lo hanno fatto sorridere ripensando alla sua opera, forse, più famosa. Manifesto di una generazione, il 68, in cui «il clima - ha continuato larchitetto - era quello della ribellione figlia di un sogno: sostituire allintimidazione la curiosità». Un «buco» nel cuore della ville lumière, che ha rivoluzionato uno dei totem più venerati e controversi dellarchitettura. Da «tempio delle Muse», a «gioiosa macchina urbana che potrebbe essere uscita da un libro di Jules Verne». Travi, tiranti, tubi a vista per una struttura che azzera il confine tra dentro e fuori, pubblico e privato, creando uno scambio continuo con la città. Prima tappa di un viaggio che lo ha portato in giro per il mondo, dallaeroporto del Kansai di Osaka al centro culturale Jean Marie Tjibaou in Nuova Caledonia.
Unora e mezzo per rispondere alla domanda «Che cosè larchitettura?» e ammaliare la platea della Sala Sinopoli, gremita di spettatori. «Credo - ha concluso Renzo Piano - che la definizione più naturale che si possa dare di architettura è avventura. È continua esplorazione di luoghi e persone».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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