L’egemonia di Allah: islamici più dei cattolici

Ma la popolazione cristiana è superiore: oltre 2 miliardi

L’egemonia di Allah: islamici più dei cattolici

Più musulmani che cattolici. Il sorpasso, in termini numerici, è avvenuto negli ultimi cinque anni. A certificarlo è l’Annuario Vaticano che ha pubblicato in questi giorni le ultime statistiche sui trend religiosi. E si scopre così che nel mondo i musulmani sono di più dei fedeli della Chiesa di Roma: un miliardo e 322 milioni a fronte di un miliardo e 115 milioni di cattolici.
Il sorpasso è stato silenzioso e in qualche modo inevitabile, data la crescita demografica decisamente più accelerata dei paesi islamici, contro un tasso di natalità praticamente piatto nelle aree del mondo dove storicamente prevalgono i cattolici. Nel 2005 (ultimo anno disponibile per i censimenti) i cattolici erano il 17,2% della popolazione mondiale (6 miliardi e 464 milioni di persone), mentre nel 1983 rappresentavano il 18%. I musulmani invece oggi rappresentano il 20,45% della popolazione mondiale, quando un quarto di secolo fa erano appena il 13,8%.
Sarebbe però sbagliato pensare che la loro crescita sia dovuta a un espansionismo o proselitismo religioso in nazioni tradizionalmente appartenenti ad altre fedi. Il merito dell’aumento numerico, spiegano gli esperti, è quasi esclusivamente dovuto alla crescita della popolazione. Pesa dunque sulle statistiche l’arretramento demografico europeo, non sufficientemente compensato dal dinamismo dell’Africa. La popolazione mondiale di fede cattolica è infatti cresciuta negli ultimi cinque anni del 6,7%, un tasso di crescita al di sotto (anche se di poco) di quello relativo al complesso degli abitanti del pianeta, che è stato del 6,9%.
Il panorama però cambia se si considera l’intera popolazione cristiana nel mondo: se si tiene conto, cioè, non solo dei cattolici, ma anche degli ortodossi, dei protestanti e, soprattutto, dei nuovi movimenti religiosi di derivazione evangelica, spesso raccolti sotto il generico appellativo di «sette». Il numero totale dei cristiani delle diverse chiese allora diventa di 2 miliardi e 153 milioni, più o meno un terzo della popolazione del pianeta. Davanti a questi dati, però, all’interno della Chiesa cattolica c’è chi storce il naso. Come Monsignor Felix Machado, sottosegretario del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso: «Le statistiche - commenta con non poche perplessità - non sempre sono accurate. Per quanto riguarda la Chiesa cattolica abbiamo dati certi, senza margini di errore: infatti ogni parrocchia, anche la più sperduta nel mondo, registra i suoi battezzati; dei nostri fedeli abbiamo nome e cognome. Diverso il discorso per le altre religioni: come si fa a dire chi è buddista e chi non è buddista? Chi è musulmano e chi non è musulmano? Manca qualsiasi tipo di registrazione». Di sicuro, osserva Monsignor Machado, non c’è nessuno stallo nell’evangelizzazione cattolica: «Siamo solo meno rumorosi di altri movimenti religiosi».
È però anche vero che all’interno del mondo cristiano negli ultimi anni ci sono stati significativi mutamenti. Statistiche alla mano, le chiese storiche (cattolica, ortodossa, luterana e anglicana) sono in una situazione di stallo, mentre si moltiplicano i nuovi movimenti evangelici. Sfogliando le statistiche del World christian database, si scopre che sono proprio le nuove chiese indipendenti cristiane a conquistare spesso la percentuale più alta di nuovi adepti. E questo accade, a sorpresa, anche per nazioni come la Cina o l’Afghanistan. In Cina la presenza cristiana è tutt’altro che irrilevante: 109 milioni di fedeli, di cui 81 milioni clandestini. Si tratta di circa l’8,4% dell’intera popolazione cinese, che surclassa di gran lunga la minoranza musulmana, costituita da 20 milioni di persone.

Più sorprendenti ancora i dati sull’Afghanistan, nazione musulmana dove i nuovi cristiani sono il gruppo religioso con la più alta percentuale di espansionismo: nel 2005 hanno avuto una crescita di quasi il 30%. Si tratta comunque di numeri minimi, appena 4mila persone. Tante però se si considerano i pericoli e la crescente ostilità dei fondamentalisti islamici.

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