L’eleganza perduta del mascalzone di Gucci

Giacche strette, lino e coppola: Frida Giannini si ispira a McQueen e Belmondo. Look da discoteca per Cavalli, Valentino anni ’40

L’eleganza perduta del mascalzone di Gucci

da Milano

L’adorabile canaglia, genere maschile in via d’estinzione tra chi conserva gusti eterosessuali, rinasce sulla passerella di Gucci dove ieri Frida Giannini ha presentato una gran bella collezione uomo per la prossima estate. Le signore ringraziano stufe come sono d’invidiare agli amici gay i fatali incontri con uomini dotati del giusto mix tra faccia tosta e romanticismo, divertimento e pura passione che ha reso iconici i grandi seduttori del passato: da Jean Paul Belmondo a Steve McQueen passando per Marcello Mastroianni.
Tradotto in moda tutto questo significa impeccabili completi sartoriali in piquet bianco oppure cotone jacquard portati però con scarpe o cinture di pelle argentata: un raffinato tocco d’eccentricità. La parte più sportiva della collezione prevede superbi giubbotti fatti con la pelle traforata dei guanti da automobilismo, pantaloni skinny che più sottili non si può, sottili pullover e magnifiche camicie con piccoli ricami. Per la sera, invece, l’uomo Gucci sceglie un tuxedo in seta con la fascia colorata inserita direttamente nei calzoni perché soltanto i vecchi signori o certi nuovi ricchi senza troppa fantasia, credono ancora nelle solenni regole dello smoking britannico: tutto nero oppure blu. L’attitudine scanzonata di questo maschio è il risultato di un’accurata ricerca nelle sartorie teatrali di Cinecittà senza cadere nella banale operazione nostalgia.
Altrettanto seducente anche perché circondata dalla sulfurea seduzione del rock, l’immagine dell’uomo Cavalli è stata presentata in un’immensa lounge da discoteca ricostruita alla periferia di Milano con festa e concerto dal vivo. Visti in mano i capi rivelavano soluzioni tecnosartoriali impossibili da trovare nella moda low cost: dalle cuciture termosaldate tanto sulla stupenda sahariana bianca quanto sui nuovi pantaloni cargo, all’insostenibile leggerezza dei materiali più preziosi tipo coccodrillo nappato, pitone e suede. Inevitabile chiedersi cosa ne può capire di tanta raffinatezza un tipo come Peter Doherthy, il musicista tossico fidanzato con Kate Moss che fa da testimonial alla griffe. Fulminante la risposta di Daniele Cavalli che da due stagioni lavora con i genitori: «I corollari del rock non sono solo sesso e droga, c’è anche tanta poesia e nella nostra moda è quasi un fiocco rosso sulla personalità». Ben detto e ben fatto soprattutto perché la presentazione in forma statica della collezione di Valentino sembrava un tuffo nel passato con 35 ragazzi seduti al bar di un night club degli anni ’40 dove si esibiscono le ballerine in «puntino» e piume del Lidò. «Per la vera eleganza si guarda sempre indietro, questo mestiere è un continuo ricominciare» sentenzia Valentino senza nemmeno prendere in considerazione certe nuove realtà. Una per tutte? Dirk Bikkembergs in tre stagioni ha quadruplicato il fatturato lanciando lo stile sportcouture.
Meno chic degli uomini di Valentino, ma indubbiamente più legati alla contemporaneità, i suoi modelli prevedevano anche parecchi campioni: da Ravanelli a Giorgio Rocca, da Raul Bravo del Real Madrid a Ludovic Giuly del Barcellona. Quelli di Richmond, invece, erano dei ragazzi di periferia che sognano la bella vita del centro città e si ritrovano nei panni di David Bowie.

Saranno anche «Persone non gradite» come recita la scritta ricamata in oro sui blouson di pelle nera. Ma il marchio in 10 anni ha raggiunto un fatturato di 330 milioni di euro che prevede di raddoppiare nel prossimo quinquennio.

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