L’epidemia killer dei cani terrorizza la Valbisagno

Una quindicina di cani morti negli ultimi mesi hanno messo in allarme alcuni allevatori della Valbisagno dove, a distanza di tre anni, si torna a parlare della leishmaniosi, una gravissima malattia sostenuta in Europa da un protozoo di nome «leishmania donovani» e veicolata dal flebotomo (pappatacio), che colpisce sia il cane che l'uomo, poco conosciuta ma in costante aumento (soprattutto sui cani) la quale, ogni anno in Italia conta almeno 200 casi tra le persone e migliaia tra gli animali.
La sua area di diffusione, a causa delle variazioni climatiche, si modifica di continuo: mentre fino ad una decina di anni fa si limitava alle aree costiere della Spagna, della Grecia e del sud Italia oggi la troviamo anche parecchio più a nord, limitata per fortuna solo ad alcune zone tra le quali la Liguria dove, il caso più eclatante, fu segnalato qualche anno fa al canile municipale di via Adamoli: a causa di questa malattia morirono decine e decine di cani. In quel caso, a farne le spese fu anche una bimba di 2 anni dell'alta Valbisagno i cui genitori, temendo si trattasse di leucemia (i sintomi sono pressoché identici), furono costretti al ricovero urgente al Gaslini dove, solo in un secondo momento fu diagnosticata, e curata, tale malattia. Se ne occupò anche «Striscia la notizia».
La disinfestazione pare abbia debellato il focolaio all'interno del canile. Allora Rosanna Zanardi, presidente dell'Enpa di Genova, mise in guardia da possibili future infezioni dovute alla caratteristica del pappatacio il quale, oltre che riprodursi velocemente (nel periodo estivo) ha la capacità di volare per oltre 15 chilometri. La previsione pare confermata da alcuni allevatori delle zone limitrofe al canile (Fontanegli, Bavari, Sant'Eusebio, San Cosimo, San Siro di Struppa, San Giacomo, Preli e via dicendo).
Per fortuna nessun pappatacio ha ancora punto le persone, ma secondo Nicola, allevatore per hobby, padre di due bambini e che abita a Sant’Eusebio, a due chilometri dal canile municipale, ciò potrebbe accadere tra non molto: «È da due anni che i miei cani si ammalano di questa malattia, ma dopo lunghe cure, due di essi la settimana scorsa sono morti». Stessa sorte è toccata alcuni giorni fa al «molosso» di Anna D. che abita nella collina di fronte, a San Siro, e al cane di Roberto G. che invece abita a San Martino di Struppa. «A questo punto - dice Nicola - mi domando quale precauzione usare per proteggere i miei figli».
Sulla pericolosità di questa infezione non ha dubbi il dottor Luigi Zappoli, docente alla Facoltà di Medicina Veterinaria di Bologna nonché amico di Nicola: «Ritengo sia importantissimo sapere che il vero serbatoio della malattia è rappresentato dal cane. Questo, unito al fatto che la leishmaniosi può essere mortale anche nei bipedi, deve darci la misura di quanta attenzione dobbiamo porre al problema». Ma quali sintomi indicano nel cane la presenza della malattia? «Dopo un tempo di incubazione che può arrivare anche ad un anno - precisa l'esperto - inizia solitamente con manifestazioni cutanee: rarefazione del pelo, soprattutto attorno agli occhi (il cosiddetto “segno degli occhiali”), alle orecchie ed alle labbra, oppure dermatite diffusa, con desquamazione (forfora grigiastra), prurito moderato e un altro sintomo piuttosto evidente è la crescita abnorme delle unghie».

Un problema serio, come conferma la nota (18 maggio 2007) dell'Istituto superiore di sanità: «Molte regioni soffrono di sottonotifica, programmi di sorveglianza attiva sono stati messi a punto nelle regioni Campania, Sicilia e Liguria».

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