«L’esecutivo Prodi? Fatto con il manuale Cencelli»

«Elezioni da rifare, ci sono state troppe anomalie nel voto»

Gianni Pennacchi

da Roma

Il leader della Casa delle libertà fa sua la proposta degli alleati sul referendum e la rilancia: vinca il sì alla riforma costituzionale approvata in Parlamento e si apra subito dopo il dialogo tra i due schieramenti per migliorarla. Tanta apertura e offerta di dialogo però, non addolcisce il giudizio di Silvio Berlusconi su Romano Prodi, che «non durerà molto» e verrà presto sostituito, il suo governo sinora non ha fatto altro che dedicarsi alla moltiplicazione e «spartizione dei ministri, delle poltrone, del potere», e s’appresta a «colpire le tasche degli italiani».
Duro e senza sconti, l’ex premier nei confronti del suo successore, in una registrazione che va oggi sulla tv pubblica: «Non durerà molto, nel senso che sono abbastanza sicuro che la loro coalizione cambierà il presidente del Consiglio», è tornato a vaticinare, condannando con un paio di assoluzioni la squadra del Prodi II: «Si è applicato alla lettera il manuale Cencelli, affidando la responsabilità dei vari ministeri non alla competenza dei singoli ministri ma alla loro «maglietta». L’unico ministro scelto per competenza è quello dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa, a parte l’ottimo Amato agli Interni, che per lui sono tuttavia una responsabilità nuova: ma è persona capace e saprà fare bene».
Poi giù sulla moltiplicazione degli incarichi in questo governo che «non ha fatto letteralmente nulla. Tutta la sua attività si è svolta nella spartizione dei ministri, delle poltrone, del potere. Si sono creati ultimamente altri tre sottosegretari con un aumento anche dei costi per i cittadini perché si sono fatti dimettere i sottosegretari da deputati. Quindi al loro posto subentreranno altri candidati che diventeranno deputati, e i sottosegretari per una norma decisa da questo governo avranno la stessa retribuzione che avevano da parlamentari». Ad infilzar le cifre ha provveduto il suo portavoce, Paolo Bonaiuti: «Un premier, 25 ministri, 10 viceministri, 66 sottosegretari. Il Prodi II guadagna la palma del governo più affollato della Repubblica, 102 membri sino ad ora. È un brutto record, ma il bello è che a denunciarlo in prima pagina è l’Unità, quotidiano dei Ds. Se si aggiunge che è in preparazione una stangata sull’Ici per 4 miliardi di euro, siamo davvero di fronte ad un bell’inizio».
Sui costi e l’aumento della tassazione batte il tasto Berlusconi movendo dalla moltiplicazione di sottosegretari e parlamentari, che «comporterà un aumento netto dei costi per lo Stato, costi che loro hanno dichiarato continuamente di voler ridurre. Noi avevamo attuato una norma precisa, quella del massimo di aumento del 2% per le spese delle istituzioni centrali e locali. Se loro saranno capaci di ridurre noi applaudiremo. Purtroppo le dichiarazioni che si susseguono sono soprattutto quelle di un aumento delle tasse. Si vede che ci sono dei signori che hanno le loro radici nella ideologia comunista ed hanno come finalità ultima quella di usare la tassazione come ridistribuzione della ricchezza». Il leader di Forza Italia difende con forza l’operato del suo governo, spiegando che «tutte le opere cantierate avevano l’indicazione della copertura finanziaria», e che «i nostri conti erano in regola», e se il centrosinistra dice che «mancano i soldi», è perché «si appresta a mettere le mani nelle tasche degli italiani».
Aprendo però sul referendum del 25 giugno, al quale occorre votare sì per riparare se non altro al «caos incredibile» operato con la riforma del Titolo V. Con la promessa formale di Berlusconi: «Ci dichiariamo dispostissimi dopo l’approvazione di questa modifica costituzionale a sederci intorno a un tavolo e discutere di eventuali correzioni perchè tutte le disposizioni previste dalla riforma costituzionale andranno in vigore tra 5 anni, quindi avremo ancora 5 anni di tempo per poterle migliorare.

Se invece al referendum dovessero prevalere i no, non sarebbe più possibile migliorare la nostra Costituzione». Così come «ci attendiamo molto» dal riconteggio delle schede di aprile, che rivelano «troppe anomalie» e non lasciano dubbi «che siano elezioni assolutamente da rifare».

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