L’esercito in strada fa paura solo ai criminali

(...) Di Pietro, giustizialista e illiberale, ha evocato gli spettri della Colombia, altri hanno parlato di demagogia e di drammatizzazione. I milanesi non si allarmano, anzi. Sanno che Bava Beccaris non è tornato e non sta facendo piazzare le sue batterie in largo La Foppa. Sanno che i ragazzi che scenderanno in strada a pattugliare e perlustrare lo faranno soltanto per rendere visibile e concreta la presenza dello Stato e della sua legge, che in troppe occasioni sono apparsi lontani e forse distratti.
Altri, non i milanesi, si preoccuperanno. Quelli che organizzano all’aperto supermarket della droga e del sesso e che per troppo tempo hanno contato sulle difficoltà operative, reali delle forze dell’ordine.
Come diceva una canzone di Milly, vedremo dunque passare una «ronda del pallido caporal». Si poteva evitare una simile mossa dettata dall’emergenza? Probabilmente sì, sarebbe bastato che il precedente governo, con due finanziarie dissennate, non riducesse uomini e mezzi delle forze dell’ordine. Bisogna rimediare a errori clamorosi, senza girare il conto ai cittadini. Si provvederà, ma per avere tutori dell’ordine bisogna selezionarli, formarli, addestrarli.

Intanto abbiamo i soldati: competenti, capaci, responsabili, una grande risorsa di questo Paese che troppo li ha trascurati. Complici, figli ed eredi del passato esecutivo adesso strepitano. I milanesi tirano un respiro di sollievo.

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