«L’ex An è incompatibile Silvio ci riporti alle urne»

RomaAl voto, al voto. Malgrado le urne sembrino più lontane, restano per Francesco Pionati, leader dell’Alleanza di Centro e fedele alleato del Pdl, il male minore per il centrodestra. «Berlusconi è fatto per l’innovazione, non per tirare a campare. Ma rischia l’imbalsamazione se è costretto a una trattativa estenuante su ogni provvedimento o inseguendo Fini o inseguendo Casini».
Ma gli italiani non vogliono il voto...
«Gli italiani capiranno presto che è meglio andare alle elezioni che avere un governo che non è in grado di governare, proprio quando serve un esecutivo forte per contrastare la crisi economica».
Quindi per lei il voto rafforzerebbe Berlusconi?
«Sì, Berlusconi ha bisogno di nuova forza, di nuova legittimazione. Certo, è paradossale che sia chi governa ad aver interesse ad andare al voto ma è un’altra anomalia italiana che dovrebbe dirla lunga su come stanno le cose. E poi le urne avrebbero un altro vantaggio».
Quale?
«Fotografare più esattamente i rapporti di forza. Pensi a me: sono l’unico che rappresenta Alleanza di centro alla Camera e c’è il gruppo di Rutelli che invece ha sette-otto deputati, ma alle recenti elezioni abbiamo preso più voti noi. E la Lega? Sta crescendo fuori e in Parlamento invece rimane al palo».
E infatti la Lega voleva votare. È stato Berlusconi a frenarla...
«Berlusconi ha l’esigenza tattica di non assumersi questa responsabilità personalmente, perché l’elettorato contrario al voto potrebbe punirlo. Ma capirà che il tempo servirà soltanto a organizzare un centrosinistra credibile e a rafforzare un terzo polo. Come Bersani, Berlusconi deve dire addio al partito unico: meglio un nuovo sistema di alleanza per andare alle elezioni vincendole e stravincendole».
Facciamo il gioco del dentro o fuori. Fini?
«Fini ha una logica ormai di crescita personale che di certo non è compatibile con il Pdl a guida berlusconiana. Potrebbe esserne alleato, se Berlusconi non insisterà sui temi della giustizia».
Bossi?
«È strategico. Io, pur da meridionale, sono uno dei filo-leghisti del centrodestra perché è un modello di partito efficiente, che dà valore al territorio. E soprattutto tutti predicano il cambiamento della classe dirigente, Bossi lo fa. Ha lanciato quarantenni di prim’ordine: Zaia, Giorgetti, Cota...»
Casini?
«Casini è solo un opportunista. La sua unica qualità è la furbizia tattica. Ma ricordo un detto: prima o poi tutte le volpi finiscono in pellicceria. Per quanto appare e investe, il suo risultato elettorale è pessimo.

E poi sta lavorando al terzo polo. Quindi è il primo a non credere alla compatibilità con il Pdl. Berlusconi deve chiudere il capitolo Casini e investire su chi gli è fedele: siamo noi l’alternativa centrista e lealista a lui».

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