Diplomazie al lavoro sulle aree Expo, con i tecnici di Regione, Comune e Provincia ancora in cerca di una soluzione con Fondazione Fiera e famiglia Cabassi proprietari dei terreni di Rho-Pero dove dovranno sorgere i padiglioni. Oggi niente vertice, ma riunione sulla variante urbanistica. Comune di Rho e parcheggi permettendo. E qualcuno comincia a dubitare almanaccando di uno spostamento dell’esposizione universale sulle superfici della Fiera. Difficile, ma non più impossibile. Sicuramente la testimonianza di quanto la situazione sia stia facendo ogni giorno più complicata. Di sicuro, per ora, c’è il trasloco degli uffici di Expo. Via da Palazzo Reale, la prestigiosa sede di rappresentanza tanto voluta dall’ex amministratore delegato di Expo Lucio Stanca e approdo in via Rovello, per facilitare i lavori di realizzazione del Museo del Novecento da inaugurarsi a dicembre. Un primo passo verso la Bovisa, dove ci sarà il trasferimento definitivo. "I tempi di crisi - aveva detto il nuovo ad Giuseppe Sala il giorno del suo arrivo - ci impongono di puntare su una sede sobria". E sobria sarà. "L’Expo sarà l’occasione per rappresentare il meglio della cultura e del 'saper vivere' italiano", ha detto ieri Sala a Shanghai intervenendo insieme al presidente Diana Bracco alla presentazione del concerto della Filarmonica della Scala programmato per il 17 settembre.
Nel frattempo è chiaro che Expo, al di là dei tentennamenti della politica, è entrata nel Dna della città. Come dimostra il bel libro-intervista Milano e il suo destino. Dalla città romana all’Expo 2015 (Boroli editore, 192 pag, 14 euro), scritto dall’analista politico e giornalista Lodovico Festa che si misura con la lucida intelligenza dell’ex sindaco Carlo Tognoli. "Si è visto - si legge nell’interessante postfazione a cui partecipano anche l’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli e l’ex della giunta Albertini e professore di Urbanistica al Politecnico Giorgio Goggi - che la storia di Milano è, inscindibilmente, anche quella del suo territorio e dei modi (attraverso i secoli) della sua regolazione giuridico-istituzionale o comunque del suo governo amministrativo". E se "non c’è nuova giunta comunale che dopo l’Unità d’Italia non abbia posto mano in forme differenti al piano regolatore", è chiaro che il Pgt di cui tanto oggi si parla, abbia come punto di vista il 2015. Quello dell’Expo. Perché Milano era il centro dell’asse padano tra la Gallia e Roma imperiale.
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