L’Inter torna a vincere l’arbitro caccia Samuel e Moratti se la ride

Di Centa al telefono con Facchetti: «Anch’io tante volte 2° e 3° come voi, ma ora dobbiamo solo pensare a vincere la Champions»

Oscar Eleni

da Milano

Orzo nella borraccia, due gol di Cruz, uno di Martin che fa giustizia di una bella punizione battuta da Pizarro, Inter solatia, anche quando Dondarini si fa prendere dalla passione protettiva ed espelle Samuel, alla scoperta della vita anche senza Adriano. Dimenticando tutto, senza guardare in alto dove uno striscione parla di «ingiustizia è fatta, basta con la prova televisiva».
L’Udinese è un fiore di plastica, lo sapeva Cosmi, lo dovranno ammettere Dominissini e Sensini, ad un certo punto dovrebbe farsi prestare le maglie dall’avversaria per non guadagnarsi la maledizione presidenziale su ogni passaggio sbagliato, avessero tutti la stessa divisa non si accorgerebbe nessuno che il pallone rotondo ha un’anima bislunga. Basta un calcio alla rovescia di Felipe per far scattare la molla Oba Oba Martins che ha bisogno di un rimpallo favorevole nel cuore dell’area per liberarsi, trovandosi addosso Zapata e De Sanctis: il difensore inciampa su di lui, il portiere giura di non aver toccato il nigeriano. Dondarini la pensa in modo diverso. Rigore. Cruz segna la nona rete della stagione. Pizarro cerca di scrivere una sceneggiatura che vada bene a tutti, a Stankovic che non sta benissimo, a Figo che poi si azzoppa e deve uscire dopo un tempo, alle punte che provano a trovare un po’ di armonia. La difesa interista corre un solo rischio con Di Natale, Toldo ringrazia, Moratti non ha più il broncio e sorride per i pro e per i contro, Facchetti si gode il piatto della domenica che diventa ricco dopo pochi minuti della ripresa quando ancora Felipe spreca il suo talento regalando oro a Martins che manda la palla sul palo. L’azione va avanti e Pizarro mette in mezzo per Julio Ricardo il giardiniere che imprime alla palla, con la zucca, la parabola per mandare fuori posto De Sanctis.
Per togliersi il dentino ci pensa ancora Pizarro. Bella punizione, De Sanctis respinge come può, Martins sfrutta il rimbalzo come sanno fare i gattini d’area. Tre a zero. Udinese denudata, senza un’anima e non basta il rigore di Dondarini in due occasioni: prima espellendo Samuel (21’ della ripresa), entrato a forbice su Iaquinta e poi sul contatto volante in area (37’ st) fra Wome e Barreto che porta alla massima punizione per ridarle una faccia. Iaquinta segna, ma è cipria che cade dal terzo anello. Mancini ci fa rivedere Materazzi, scopre che Cruz lanciato bene da Kily potrebbe andare ancora in porta, se Zapata non lo falciasse al limite facendosi espellere per doppia ammonizione, facendo tutto per bene, dando un senso al gioco d’attacco senza ricordarsi che Adriano è in castigo, sotto schiaffo, lontano dal campo, ma non dal cuore, anche se da un po’ di tempo vederlo giocare faceva venire il singhiozzo.
E dalla medaglia d’oro Giorgio Di Centa, tifoso interista, arriva un augurio nella telefonata con Giacinto Facchetti: «Questa vittoria deve rappresentare una svolta per l’Inter.

Lasciamo perdere il campionato e vinciamo la Champions. Mi sono sempre identificato con l’Inter, tanti secondi e terzi posti. Adesso ho sfatato questo precedente e tocca a voi. Caro presidente, lo dica ai ragazzi: duri, duri, mi raccomando».

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