L’INTERVISTA 4 GIANMARCO TOGNAZZI

«La mia fortuna è stata perdere i capelli». Dice proprio così, e nemmeno scherzandoci troppo sopra. Gianmarco Tognazzi, con gli anni in più e i capelli in meno, si è visto recapitare sul volto, e negli occhi, un fascino inedito. «Senza capelli - insiste - ho scoperto di piacere di più alle donne. La calvizie, poi, ha spinto i registi a cercare una caratterizzazione verso qualcosa che fosse altro da me. Con un paio di baffi o con un parrucca, cambio completamente». Non è un caso che la sua carriera - distribuita tra cinema, teatro e fiction tv - sia un caleidoscopio di personaggi. Ultimamente, Tognazzi è stato il disperato e determinato Colonnello dei Parà Gabriele Moresco in Le ultime 56 ore di Claudio Fragasso, e il magistrato Antonucci nella fiction di successo Squadra Antimafia Palermo Oggi, in onda su Canale 5. Martedì prossimo 7 giugno, Tognazzi è atteso a Peschiera Borromeo, protagonista di un incontro col pubblico nell’ambito del cartellone di «Peschiera sotto la luna». L’attore introdurrà la proiezione di Le ultime 56 ore.
Tognazzi, colonnello o magistrato, le affidano spesso ruoli tutti di un pezzo. Perché?
«Questo non lo saprei dire. Diciamo che mi vedo offrire personaggi complessi, e lo prendo come un complimento. Il Colonnello Moresco nel film di Fragasso è un uomo costretto a fare una scelta traumatica, il sequestro di un ospedale, per attirare l’attenzione sul suo caso».
La storia prende spunto dalla vicenda dei militari colpiti da gravi forme di tumore in seguito all’impiego di proiettili all'uranio impoverito sul fronte dell'ex-Yugoslavia. La famosa «sindrome dei Balcani»...
«Sì, e la forza del film è quella di non fare neorealismo documentaristico, ma di offrire una storia inventata. Io penso che questo debba fare il cinema: avere anche un impegno civile ma sempre attraverso l’entertainment».
Una filosofia «americana», questa. Sicuro di trovarsi bene nel cinema italiano?
«Sì anche se , senza polemica, potrei dire che qualche volta è lui a non venire verso di me».
In che senso?
«Questo è stato un anno magico per il cinema italiano, lo dicono le cifre al botteghino. Il difetto a casa nostra, però, è quello di vivere di mode: ora va la commedia, e piovono commedie. Mentre si dovrebbero considerare tutti i generi. A questo, si aggiunga che vigono le mode anche sugli attori. Spesso a girare sono sempre le stesse facce. Suona strano che io e Alessandro Gassaman siamo stati richiamati a fare coppia in Natale a Beverly Hills a ben dieci anni di distanza dal nostro ultimo film insieme. E poi la vera rinascita del cinema italiano passa dai numeri: si dovrebbero fare trecento titoli all’anno, non quaranta. Questo porterebbe a un beneficio per l’intera categoria».
Ai tempi di suo papà era così...
«Appunto. Ho sempre detto che Ugo era una Ferrari e io un’auto più normale. Certo è però che lui aveva un circuito sotto le ruote, io e molti altri attori abbiamo lo sterrato».


Teatro e fiction: cosa tiene Tognazzi in agenda?
«La mia assoluta disponibilità alla quarta stagione di Squadra Antimafia, le cui riprese dovrebbero partire a fine luglio. Ma non so ancora la taglia, diciamo così, del mio ruolo. In teatro, dopo tre anni di Dürrenmatt passo a Ibsen: ambienterò nel contemporaneo il suo Un nemico del popolo».

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