L’INTERVISTA DROULERS

Rito ormai consolidato che celebra il glamour e l’esclusività dell’automobile gettando un ponte tra classico e prossimo venturo, il Concorso d’Eleganza Villa d’Este non è evento riservato ai soli appassionati di meccaniche d’antan, ma è soprattutto appuntamento di lifestyle. «Vi si ritrova - dice Jean-Marc Droulers, amministratore delegato di Villa D'Este e anima della manifestazione patrocinata da Bmw - chi ha gusto e amore per il bello. Agli inizi, nel 1929, era una vetrina delle vetture della produzione di serie, ora è una rassegna dinamica che sintetizza l’evoluzione del design».
Partecipazioni di livello, atmosfera chic e raffinatezza...
«La manifestazione è considerata tra le migliori del genere in Europa. E i collezionisti che vi partecipano apprezzano l’ambientazione particolare, l’accoglienza in un magnifico albergo in una zona tra le più esclusive e l’essere coccolati nei tre giorni dell’evento».
A fare show non è soltanto l’aristocrazia delle auto?
«Ci sono anche altri elementi di attrattiva, coniugati al magnifico scenario, tra i quali una rassegna di vetture anfibie: grazie al lago possiamo goderci pure questo spettacolo. E poi, ancora, gli idrovolanti: uno dei due club che in Europa riuniscono gli appassionati di questi velivoli si trova a Como».
Il Concorso piace così com’è o si delineano possibili cambiamenti?
«La partecipazione è sempre numerosa ed entusiasta. L’aumento delle candidature da parte dei collezionisti di mezzo mondo e il loro allargamento a nuovi Paesi (oggi una quindicina, con una rappresentanza di valore dagli Stati Uniti) dà il polso del gradimento della manifestazione. E un ulteriore segnale della capacità attrattiva del Concorso d’Eleganza viene da una copertura stampa sempre più ampia. Il solo cambiamento ipotizzabile si deve alla concomitanza del Salone di Pechino, ragione per cui si è dimezzata la presenza di concept car: è probabile che il prossimo anno sposteremo la data più avanti così da evitare la coincidenza di calendario».
Qual è il ritorno per i collezionisti che prendono parte alla tre giorni?
«Il valore dell’incontro e del networking tra appassionati si unisce all’originalità dell’appuntamento. E poi, chi possiede un oggetto bello e prezioso di norma è fiero di esibirlo. Inoltre, partecipare a un concorso prestigioso può contribuire anche ad aumentare il valore dell’auto, specie se premiata».
E il ruolo del pubblico?
«Peculiarità tradizionale di questo evento, è che può esprimere le sue preferenze, contestualmente alle valutazioni della giuria. Un ruolo di particolare importanza, guardando alla storia del Concorso: nel 1947 la preferenze del pubblico si erano concentrate sulla Cisitalia, snobbata nell’occasione dalla giuria, e quattro anni più tardi esposta al Moma di New York, acclamata come la scultura mobile per eccellenza.

Nel ’49 fu un tripudio per l’Alfa Romeo 6C 2500 carrozzata Touring, capolavoro di ricchezza plastica che gli esperti non avevano ritenuto di premiare. Insomma, il pubblico attraverso il proprio giudizio emotivo riesce talvolta a individuare auto meglio rappresentative di un’epoca al di là degli aspetti più tecnici su cui si focalizza la giuria».

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