Ernesto Cazzaniga*
La settimana scorsa, abbiamo preso atto con piacere, di alcune piccole ma significative modifiche di rotta attuate dallUnire (Televideo, qualifiche proprietari, etc.) ed abbiamo suggerito altri interventi per una vera classificazione degli impianti (corse di gruppo ecc.) che, ci auguriamo, possano essere, per lo meno, presi in considerazione. Vorremmo portare allattenzione di tutti lormai logorato rapporto economico tra lUnire e le società di corse. Leggendo i comunicati dellultimo incontro sui giornali, si ricava limpressione che le parti in conflitto non si siano rese conto che occorre un cambiamento di rotta radicale nellapproccio, soprattutto culturale, a questo spinoso problema. Il problema nasce da una marcia ultradecennale, attuata con successo dalle società di corse, verso un rapporto perverso con lUnire, fino ad ora mai esaminato e chiarito a fondo. Gli effetti si possono identificare sbrigativamente in una specie di concertazione che di fatto ha significato labnorme crescita del numero delle corse e lassoluta impossibilità dellEnte di attuare una politica volta ad una necessaria razionalizzazione del calendario e classificazione degli impianti. Quanto sopra probabilmente si può ricondurre al «peccato originale» portato avanti con successo da parte delle società, con un tipo di convenzione uguale per tutti gli impianti, pertanto sino a quando questo nodo gordiano non verrà sciolto, lUnire non sarà in grado di governare questa parte importante e fondamentale del sistema. Mi rendo perfettamente conto della complessità del problema e della sua difficoltà nellaffrontarlo, ma ribadisco: non esistono scorciatoie, che non siano per assurdo, prima o poi, lacquisizione da parte dellEnte degli ippodromi, ipotesi fantascientifica. La contestazione dello studio di classificazione degli impianti, commissionato dallUnire, potrebbe anche avere un suo fondamento, però occorre proporre altre soluzioni che non lipotesi, come emerge dai comunicati, relativamente alla proposta di creazione di un altro organismo sindacale tra le associazioni degli ippodromi, finalizzato soltanto, mi pare di poter sostenere, a rivendicare lo status quo, non più proponibile. I tempi sono radicalmente cambiati, non volerne prendere atto e ragionare su basi economiche ormai superate, può essere estremamente pericoloso per la sopravvivenza del sistema e lUnire ha il dovere e lingrato compito in questo momento di applicare ricette amare per tutti, non solo per le società di corse. Sempre a proposito del rapporto con le società di corse, non si potrà ignorare a lungo la particolare situazione rappresentata dal coacervo di interessi facenti capo ad un blocco quasi monolitico e a poche persone, della titolarità degli impianti di corse, anche in considerazione di atteggiamenti non responsabili che dovessero scaturire nel prosieguo del confronto tra Unire e Società, come pare, con la chiusura delle piste di allenamento di alcuni impianti di galoppo. Per fare un esempio che possa rendere in breve lidea di cosa possa essere oggi lippica a mio avviso si può sintetizzare così: si immagini graficamente un cono con una base di cinquanta centimetri ed un vertice di cento, purtroppo la base si ridurrà di parecchio e non potrà più contenere lo stesso numero di operatori, molti vi cadranno e dovranno in una parola cambiare mestiere ed il vertice, se vogliamo non ridurre unippica alla tedesca, deve assolutamente rimanere di cento centimetri. I mezzi per fare ciò, credo siano chiari a tutti, ignorare il problema è semplicemente irresponsabile.
Un ulteriore clamoroso esempio di come vi sia una volontà irresponsabile è il ritiro di 13 concorrenti da una corsa dichiarata dallEnte come corsa Tris straordinaria, con la finta illusione di danneggiare lUnire e non capire che i danni sono solo rivolti verso noi stessi.
*Presidente Anact (Associazione
nazionale allevatori cavallo trottatore)
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