L’Italia addormenta anche la Bulgaria: 0-0 Arrestati 5 tifosi

Gli azzuri tengono bene in difesa ma producono pochissimo sotto porta. Ne esce un pareggio che serve solo per la classifica. Notte brava a Sofia: arrestati 5 tifosi italiani

L’Italia addormenta 
anche la Bulgaria: 0-0 
Arrestati 5 tifosi

nostro inviato a Sofia

Dev'essere (anche) colpa del vento che soffia sulle borse e sull'economia del nostro piccolo mondo. Persino l'Italia di Lippi, che gioca al calcio a Sofia, ne risulta in qualche modo condizionata. E alla fine di una serata, scandita più dai rischi da evitare che dal coraggio da esibire, ecco il primo zero a zero del girone numero 8 che non consente di allungare il passo secondo i calcoli neanche tanto segreti del ct. Anzi, a questo punto, c'è spazio e tempo per tutti di farsi sotto e di rimettere in discussione il primato ancora saldo nelle mani degli azzurri. Per capire il temperamento poco audace di questa nazionale bisogna cominciare dal clima ostile respirato a pieni polmoni nello stadio Vassil Levski, tra scaramucce tra tifosi, bandiere bruciate, fischi all'inno italiano e l'arrivo di un nutrito plotone di agenti in assetto di guerra per poi passare alla presenza di un paio di giovanotti alla prima esperienza internazionale. È il caso di Simone Pepe, esordiente assoluto, oppure di Riccardo Montolivo, centrocampista compassato della Fiorentina, che non è proprio alle prime armi visto che frequenta da qualche settimana il circuito della Champions league. Bene, le loro perfomance invece di lanciare l'Italia oltre la barriera allestita dalla Bulgaria a metà campo (cinque dietro Berbatov) ne frenano gli slanci. Niente da dire sull'impegno, sulla corsa di ciascuno e sulla dedizione alla nobile causa: è la qualità che fa difetto, e con la qualità, la personalità, il coraggio di assumersi rischi. Pepe è da rivedere all'opera, si può aspettare che Montolivo maturi, più nel temperamento che sul piano squisitamente tecnico.
Quel che funziona, e funziona davvero bene, è la difesa. Senza Buffon in porta e con Amelia suo sostituto, è lecito attendersi qualche brivido. E invece tranne che nel finale (stoccata di Yankov), il portiere del Palermo non deve che limitarsi alla ordinaria amministrazione. Merito, naturalmente, dell'attenzione applicata alla forza fisica di Cannavaro e Chiellini. Il celebrato Berbatov, stella della Bulgaria e milionario acquisto del Manchester United, non vede boccia per tutta la sera e alla fine si segnala per una crisi isterica. Se la prende con la sua panchina, forse colpevole di assecondare poco il gioco offensivo, sostenuto pure dalla vivacità dei due esterni, Dimitrov a destra e Martin Petrov a sinistra, entrambi rinchiusi a dovere dentro il recinto da Zambrotta e Dossena. Lo dicono tutti: è dalla difesa che si costruiscono le grandi squadre. Anche Lippi si muove attraverso questa cruna dell'ago. Più lungo e complicato invece l'assemblaggio del gioco d'attacco che non trova una musa ispiratrice. Se Di Natale, che dei tre davanti è il più dotato, conosce una serata di scarsa vena, e se il deb Pepe resta lontano dal suo rendimento di campionato, allora non bisogna nemmeno scandalizzarsi per lo zero in attacco. Gilardino assiste i suoi spalle alla porta e si ritaglia una sola palletta disponibile in area di rigore (gliela apparecchia Giuseppe Rossi); Toni, arrivato nella mischia nel finale trova il tempo per rimediare il cartellino giallo che gli vale la squalifica per mercoledì sera a Lecce, contro il Montenegro. Nessun dramma: ha le gomme sgonfie, perciò Lippi, per la prima volta in carriera, lo lascia ai margini della sfida per quasi 70 minuti.

L'Italietta timida e impaurita dal gran correre dei bulgari (pestano l'acqua nel mortaio) realizza solo nel finale un paio di combinazioni utili: con l'azione alla mano Rossi-Gilardino e con un siluro di De Rossi dalla media distanza che sfiora il sette della porta di Ivankov. In serate così, avere a disposizione gente dal talento balistico (Pirlo, Camoranesi, Iaquinta) sarebbe servito. Ma vincere sarebbe stato troppo, bisogna ammetterlo.

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