L’Italia alle Nazioni Unite: fermiamo la pena di morte

Richiesta una moratoria mondiale sulla pena capitale. Prodi a Pannella: "Sospendi il digiuno". La risposta del leader radicale: "Non mi fido". Medici allarmati

L’Italia alle Nazioni Unite: 
fermiamo la pena di morte

Roma - Due giorni dopo l’entrata nel Consiglio di sicurezza dell’Onu come membro non permanente, l’Italia ha chiesto che si riaffronti la richiesta europea per una moratoria universale sulla pena di morte. Il governo italiano ha ascoltato i radicali, e soprattutto Marco Pannella, all’ottavo giorno dello sciopero della fame e della sete. In realtà per ora non c’è nessuna richiesta ufficiale di un’assemblea straordinaria. L’Italia si è mossa in sede di Consiglio di sicurezza con un incontro tra l’ambasciatore italiano alle Nazioni Unite, Marcello Spatafora e il presidente di turno, il russo Vitaly Churkin. Il testo base da cui si chiede di partire è quello europeo già presentato all’assemblea generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre scorso, sottoscritto da 85 Paesi.

Il governo ha annunciato l’iniziativa all’Onu un comunicato di palazzo Chigi: «Il presidente del Consiglio e il governo si impegnano ad avviare le procedure formali, coinvolgendo in primis i Paesi già sottoscrittori della dichiarazione di dicembre».
«Ma di quale assemblea parla Prodi?», ha ribattuto subito Pannella. Il leader radicale continua il suo digiuno nonostante il collegio dei medici che lo sta seguendo lo abbia avvertito sulla «necessità di un ricovero urgente» per una persistente disidratazione e gli abbia posto l’ultimatum: se non si fa ricoverare il collegio medico si scioglierà perché diventa «deontologicamente inaccettabile» seguirlo senza intervenire. Romano Prodi lo ha chiamato personalmente: «L’ho pregato di sospendere il digiuno». «Sono molto felice di intravedere una via d’uscita - ha detto Pannella sull’iniziativa del governo - ma se smetto accontentandomi di queste chiacchiere, ancorché sincere, potremmo aspettare il 2023 per fare questa cosa...».

I radicali vogliono la convocazione di un’assemblea straordinaria per discutere la moratoria sulla pena capitale nel mondo. C’è da vedere, spiega Matteo Mecacci, rappresentante all’Onu del partito radicale, «se al contatto di oggi con il presidente del Consiglio di sicurezza segue il deposito formale di una convocazione straordinaria dell’assemblea generale con una mozione controfirmata da altri Paesi. Vogliamo capire se c’è una reale intenzione di avviare la raccolta di firme». Per questo Pannella continua con la sua iniziativa e ieri in serata lo ha ribadito da Radio Radicale.
Lo scetticismo è d’obbligo per i radicali, perché negli ultimi mesi hanno visto le loro proposte andare in fumo. Proposte loro, ma anche della Camera: a luglio era stata approvata all’unanimità una mozione in cui si chiedeva l’impegno italiano per una moratoria universale. Un contatto con i Paesi europei, però, non aveva portato a una sperata mozione comune (tra le Nazioni meno convinte c’è la Gran Bretagna), ma a un testo in cui si ipotizza un futuro intervento europeo. Il testo presentato, appunto, a dicembre.

Difficoltà s’incontrano in Europa, ma soprattutto in ambito mondiale. All’Onu «ci sono certamente problemi procedurali e resistenze da superare», ammette il presidente della commissione Esteri della Camera, Umberto Ranieri, dei ds. Dal premier Prodi al ministro Clemente Mastella in tanti hanno chiesto ieri a Pannella di interrompere il digiuno.

Nell’opposizione ci sono segnali di perplessità sull’azione del governo: tutte le iniziative contro la pena di morte «vanno sostenute con un impegno corale», dice Gianni Alemanno (An). Secondo il senatore leghista Roberto Calderoli, invece, l’impegno sulla pena di morte è «l’ennesima cambiale elettorale» che Prodi deve pagare a uno dei suoi alleati, i radicali.

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