L’obiettivo è quello di raddoppiare in undici anni la produzione di elettricità dalle fonti alternative

In attesa del nucleare da fusione, sorgente inesauribile, sicura e pulita, ma che ben difficilmente potrà tradursi in realtà prima del 2050, per soddisfare una domanda che non smetterà di crescere lo sviluppo delle diverse forme di energia rinnovabile resta imperativo. È assai verosimile, come asseriscono all’Enea, che tra quarant’anni il mix energetico mondiale sarà formato per il 60% dal nucleare tradizionale, per il 30% dalle fonti rinnovabili e per la quota residua da combustibili fossili. In Italia, dato per scontato il rilancio del nucleare da fissione, si tratta al contempo di fare leva sul potenziale connesso alle energie alternative raddoppiando in undici anni (come impone l’obiettivo Ue al 2020) il valore della produzione elettrica così ricavata dagli attuali 57,4 Twh a una quota nell’intorno dei 115 Twh. Per raggiungere i quali è necessario un apporto diffuso, dal fotovoltaico al geotermoelettrico, dall’eolico alle biomasse e all’idroelettrico.
Per quest’ultimo, già capace di contribuire al nostro fabbisogno annuo di energia elettrica con quasi 46 Twh (poco più del 13% del totale, nel 2008 pari a 338 Twh) studi recenti ipotizzano un incremento fino a 60 Twh l’anno in modo economicamente vantaggioso; il rovescio della medaglia è legato principalmente all’impatto ambientale. Limite che si rileva anche per i sistemi eolici, capaci nel 2008 di 6 Twh ma dal potenziale tecnico stimato tra quattro e cinque volte superiore, con installazioni on-shore e off-shore, in mare. Geotermoelettrico e fotovoltaico (che ha nella dispersione e nella bassa intensità i principali limiti) dovrebbero invece poter triplicare il loro apporto annuo, ora nel complesso di poco superiore ai 6 Twh, grazie rispettivamente a nuove tecniche di coltivazione dei campi geotermici e a progressi tecnologici cui si lega, tra l’altro, la disponibilità di pellicole fotovoltaiche.


Gli ulteriori 7-10 Twh che ancora mancherebbero all’appello potrebbero essere ricavati facendo ricorso alle biomasse: si tratta di raddoppiare il contributo attuale alla generazione di energia elettrica, affiancando alla combustione diretta di materiale ligneocellulosico quella del biogas ottenibile dalle deiezioni animali, dagli scarti agroindustriali, dagli avanzi di macellazione, dai fanghi di depurazione, dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani nonché dai residui derivanti dalle colture agricole.

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