Mentre il cinico Occidente di «crociati ed ebrei» - al G8 di Gleneagles - decideva di stanziare 50 miliardi di dollari di aiuti in più (si aggiungono ai 79) per soccorrere l'Africa e 3 miliardi di dollari all'anno per i territori palestinesi, alcuni «bravi» figli dell'Islam seminavano strage fra la popolazione civile di Londra. Ai califfi del Terrore, grassi di profitti e speculazioni, non importa un fico secco dei poveri del mondo. Impiegano i loro capitali per massacrare gli innocenti abitanti del perfido Occidente.
Il movimento noglobal che aveva duramente manifestato contro il G8, alla vigilia del vertice, aveva una preziosa occasione per dimostrare la sua buona fede: manifestare oggi in difesa di quell'Occidente che - pur con i difetti e gli errori che possiamo imputargli - risponde con la solidarietà alle stragi. Ma dove sono quelle manifestazioni «pro Occidente»?
Anche il loquace popolo dei concerti tace dopo tanta caciara canzonettara. Certo Bob Geldof ha dichiarato che grazie alle decisioni del G8 «10 milioni di bambini africani andranno a scuola e ci si prenderà cura di 5 milioni di orfani: per loro è un grande giorno». Ma dove sono i concerti, le star, gli slogan o le dirette in mondovisione in difesa del nostro mondo, contro le ideologie del Terrore? C'è una parte di Occidente che odia l'Occidente (dove però vive lussuosamente). Mass media, vip e intellettuali hanno imposto l'ideologico teorema per cui l'Occidente «cristiano», o comunque quello non «de sinistra», è sempre e comunque colpevole. Sul quotidiano della Fiat (ovviamente di sinistra e anticlericale) un professore ieri è arrivato a insinuare che le donne nei Paesi arabi vanno verso il progresso mentre da noi scelgono l'oscurantismo. Lo ha fatto accostando due notizie: nel mese di giugno 2005 in Arabia Saudita anche alle donne è stato permesso guidare un'auto (magari una Fiat: che grande conquista!), mentre «le italiane viceversa rinunziano al referendum e rinunziano perciò al diritto di essere mamme».
Sottolineo quel «viceversa». Ha testualmente scritto che facendo fallire il referendum del 12 giugno (che quel professore e La Stampa avevano propagandato), le donne italiane hanno rinunciato tout court «al diritto di essere mamme». Cosa ne concluderebbe un marziano? Che si sta meglio in Arabia Saudita. Una volta la sinistra era almeno marxiana, oggi è solo marziana. Vive di rancori e autocensure. Come quella che impedisce ai giornali di usare la formula «terrorismo islamico» (ma andate a leggervi il Corano e vedete che trattamento raccomanda per gli «infedeli»). Vive di tic ideologici, come quello che fa scrivere a Gianni Riotta, sul Corriere di ieri, che «in Gran Bretagna un ragazzo musulmano su quattro non ha lavoro» e che dunque in periferia circolano canzoni a favore di Osama: in Gran Bretagna la disoccupazione è ai minimi storici (circa 4 per cento) e milioni di musulmani vi hanno trovato lavoro e benessere, mentre nei loro Paesi di provenienza hanno lasciato disoccupazione e dispotismo. No, alla base del terrorismo non stanno ragioni sociali, ma l'odio teologico. Innanzitutto contro cristiani ed ebrei, come proclama lo stesso Osama. Odio teologico predicato a piene mani.
Se i nostri giornali non vogliono vedere quell'odio è anche perché non l'hanno saputo riconoscere quando ha seminato stragi in Israele (mille morti e settemila feriti) o mentre continua a perpetrare il martirio dei cristiani nei Paesi musulmani (come in quelli comunisti).
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