L’odissea capitolina di 250 rifugiati politici: spostati da un mese come pacchi postali

Sabbatani Schiuma (An): «Sgomberati da uno stabile alla Romanina per finire in una palestra alla Magliana»

Valeria Arnaldi

«È una vergogna. Ancora una volta il Comune prima illude e poi delude i romani, prendendoli in giro. Promette accoglienza agli immigrati senza, di fatto, offrirla». Così il vicepresidente del consiglio comunale Fabio Sabbatani Schiuma commenta l’ennesimo trasferimento degli oltre 250 rifugiati politici che, da un mese, vengono spostati da una struttura all’altra della città, nella vana ricerca di una collocazione definitiva.
Sgomberati da uno stabile occupato alla Romanina lo scorso 27 gennaio, gli immigrati sono stati trasferiti in una palestra in via della Greve alla Magliana, nei pressi di alcuni plessi scolastici. La decisione, presa congiuntamente da Comune e Provincia di Roma, ha scontentato i residenti del quartiere, tra i quali molti giovani che in quella palestra facevano attività sportiva o teatrale, e le associazioni di volontariato. Nell’alloggio «temporaneo» mancavano i servizi di prima necessità per i nuovi ospiti, oltre 350 persone. «Il Campidoglio non ha un concreto progetto di accoglienza a immigrati e rifugiati - prosegue Sabbatani Schiuma -. Il sindaco si limita a fare interventi sporadici dimostrando una tolleranza a corrente alternata. Il Nucleo Assistenza Emarginati non ha le risorse necessarie per fronteggiare il problema, i centri di accoglienza sono pochi. Molte associazioni che si fanno carico di prestare assistenza agli extracomunitari e che, per questo, hanno accesso ai finanziamenti comunali, in realtà, lucrano sul servizio, ma, per controllare e contrastare il fenomeno non viene fatto nulla».
Agli inizi di febbraio, in seguito alle vivaci proteste degli abitanti - preoccupati dalla presenza di alcuni casi di scabbia - di gruppi di volontari e, perfino, di un pastore evangelico, che, da solo, si faceva carico di portare pasti caldi, i rifugiati sono stati nuovamente trasferiti «per essere ospitati in diversi centri d’accoglienza» a detta del Comune. In realtà, sono stati portati nella struttura occupata di San Michele, in via Casale de Merode. Da qui, circa la metà di loro è stata allontanata tre giorni fa, per essere trasferita sotto un tendone da circo in vicolo Savini, liberato dallo storico campo nomadi. «Ospitare 150 persone sotto una tenda, con bagni chimici e pompe per il riscaldamento è un atto indegno per una città che si dice aperta all’accoglienza - commenta Gianluca Peciola, assessore all’Intercultura del Municipio XI -. Si tratta di una struttura inadatta anche a un alloggio temporaneo. Queste persone sono state spostate come trottole per tutta la città, per poi finire in un accampamento. Il nostro municipio è stato avvertito solo quando il trasferimento era ormai concluso. Ci hanno garantito che si tratta di una soluzione temporanea e vogliamo credere che sia così. Se, però, le promesse che ci sono state fatte da Prefettura e Comune non saranno mantenute e a questi immigrati non sarà trovata una collocazione più consona, protesteremo con forza».

«Ogni volta che qualcuno alza la voce per contrastare un sistema di accoglienza che accogliente non è affatto - dice Sabbatani Schiuma - viene accusato di razzismo. Ma razzisti sono proprio quanti non garantiscono l’assistenza che promettono per farsi belli agli occhi della cittadinanza».

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