C’era una volta America Online. Un provider. Anzi, il provider. L’azienda che
praticamente aveva dato Internet a tutti gli americani.
Trascinata dalla
corrente impetuosa della New Economy era cresciuta a dismisura, arrivando
addirittura a comprarsi il gigante Time Warner, il più grande dei colossi dei
media a stelle e strisce.
Oggi di quella passata gloria non resta più nulla.
Aol non è più il padrone di Time Warner, ma solo una delle tante aziende
dell’impero guidato da Richard Parsons. Perfino il nome si è ridimensionato:
semplicemente Aol, un acronimo che non significa più nulla. E dietro al nome, un
portale tutto da rilanciare, visto che la gloria passata non aiuta granché
quando si devono fare i conti con stelle del calibro di Yahoo e soprattutto
Google.
Tant’è vero che si vociferava persino che Time Warner avrebbe finito
col venderla al migliore offerente. Per tornare sugli scudi Aol scommette
sull’Europa, e più precisamente sull’Italia, visto che «il vostro paese
rappresenta uno dei mercati più promettenti sul versante della pubblicità
online», dice il Ceo della divisione europea Dana Dunne.
Ecco quindi
che, in diretta, i capi di Aol hanno scelto Milano per mettere online il portale
localizzato nella nostra lingua, premendo uno scenografico pulsantone rosso
(vedi foto in alto a destra) che ha fisicamente avviato il server di Aol Italia.
Nonostante i pittoreschi messaggi d’amore al nostro paese - durante la
conferenza veniamo a scoprire che Dunne ha imparato un poco di italiano da una
non meglio identificata fidanzata latina, e un altro alto dirigente è un “tifoso
ferrarista” - le redini della Aol italiana restano saldamente a Londra, al punto
che persino le notizie del portale italiano vengono sì da agenzie di stampa del
nostro paese, ma vengono filtrate e lavorate all’ombra del Big Ben. Il lancio
italiano è comunque solo il primo della strategia europea di Aol; nel prossimo
anno e mezzo verranno aperti altri 14 portali nel vecchio
continente.
Perché provarlo?
I
servizi di Aol in Italia sono i soliti che ci si aspettano da un portale
generalista, anche se talvolta hanno dei preziosismi tecnici che li rendono
interessanti anche per l’utente più smaliziato. L’email è molto generosa, con
ben 16 MB di spazio per singolo allegato e nessun limite per le dimensioni
totali della casella.
In più, il sistema è difeso da un sistema antispamming
sofisticato, che Dunno rivendica essere uno dei più avanzati disponibili sul
mercato, «che ogni giorno blocca un miliardo e mezzo di messaggi
spazzatura».
Non resta che provare, tanto è gratis come tutti i servizi Aol
Italia. Inoltre, l’accesso è garantito anche con i terminali mobili e viene
supportato tanto il protocollo Imap che Pop3. Il servizio email si integra in un
altro classico di Aol, l’instant messaging Aim.
Quasi sconosciuto alle nostre
latitudini, Aim è usatissimo all’estero, grazie a funzioni avanzate che
permettono per esempio di inviare le foto dalla macchina digitale agli amici con
cui chattiamo senza passare per l’hard disk. Sempre a proposito di foto, è
interessante lo spazio Aol per le immagini, specialmente perché le foto possono
essere salvate senza comprimerle né ridurne le dimensioni, anche se vengono da
una super reflex da 10 megapixel.
Chiaro che in Aol sperano di invogliare gli
utenti a comprare online stampe dei loro scatti, ma resta un interessante
sistema per fare il backup sul Web delle foto più preziose. Quanto al video, Aol
si affida alla tecnologia VideoEgg per la compressione dei fotogrammi.
Il servizio non si discosta molto da quello che offrono YouTube e simili, e finora il mercato non ha premiato l’omino che corre in questo settore, visto che il peso di Aol è inferiore all’1%. Insomma, i servizi sono interessanti, ma basteranno a conquistare il cuore degli italiani prima e degli europei poi?
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