L’ora di Ligabue: «San Siro? È il mio habitat»

L’ora di Ligabue: «San Siro? È il mio habitat»

Nel catino di San Siro va in scena la sfida infinita tra i due giganti del rock popolare in salsa padano-emiliana.
Dopo il ciclone Vasco, è infatti la volta del Liga, come lo chiama da sempre la sua fedele tribù. «Ma la competizione va bene nello sport, non nella musica, ognuno fa la sua strada - mette le mani avanti la 48enne rockstar di Correggio -. Con Vasco quando ci siamo incontrati ci siamo divertiti, è simpatico, capisco che possa fare notizia il dualismo tra noi, ma non che si debba scegliere».
Sta di fatto che, almeno per il momento, nella sfida tra i due titani della musica riempi-stadio, il signor Rossi ha incassato un doppio esaurito, mentre Luciano Ligabue per ora uno soltanto: quello del concerto di stasera. Per la replica di domani, infatti, ci sono ancora biglietti a disposizione.
Il popolo chiede rock classico e tirato, canzoni forti e facili da urlare? Bene, Ligabue, di casa a San Siro («Il palcoscenico è il mio habitat naturale, e poi sono convinto che confrontarmi con dimensioni diverse allarghi i confini artistici», ha dichiarato), non si tira indietro. E promette un concerto come uno se lo immagina. Con la musica che ruggisce forte. Ma attenzione: dalle 21 fino alle 23.30. Oltre non si deve andare: sia per venire incontro alle lamentele dei residenti della zona San Siro sia per dare modo agli spettatori di lasciare lo stadio con i mezzi pubblici e senza i disagi che invece hanno rovinato la festa a molti fan di Springsteen. A questo proposito, un plauso all'organizzatore del doppio evento che apre il tour estivo negli stadi di Ligabue: Friends&Partner, venendo incontro alle richieste di Palazzo Marino, sborserà di tasca propria 23mila euro per garantire più tram, bus e metrò a orari prolungati. Intanto, per celebrare come si deve il quasi ventennale di attività (Ligabue, l'album d'esordio lanciato da Balliamo sul mondo, è datato 1990) e i due «best of» ad uscita centellinata nel tempo dell'ultimo anno, il buon Liga ha in serbo non poche novità. A cominciare dalle scenografie, dagli arrangiamenti inediti ideati dal nuovo produttore Corrado Rustici, quello di Elisa per intenderci («Rustici ha idee musicali completamente diverse dalle mie, e fare i conti con nuovi punti di vista è stato corroborante.
Inoltre stavolta mi riposo di più: non ho l'ossessione di trovare un nuovo arrangiamento ai vecchi pezzi»), e dall'inattesa campagna acquisti che lo ha portato a rivoluzionare l'intera sezione ritmica della propria band con due innesti «made in Usa»: gli storici Antonio «Rigo» Righetti e Roby «Sanchez» Pellati sono stati rimpiazzati dagli yankee Kaveh Rastegar (basso) e Michael Urbano (batteria).

Completano la banda i confermatissimi Federico Poggipollini e Niccolò Bossini (chitarre) e i due tastieristi Josè Fiorilli e Luciano Luisi, pure lui una «new entry».
A scaldare l'atmosfera ci penseranno i Rio, la band di Marco Ligabue, fratello di Luciano; Il Nucleo; e il quintetto emergente romano Greenwich.

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