L’ultimo ballo di Patrick Swayze, sex symbol di "Dirty Dancing"

L’attore era diventato famoso negli anni ottanta in coppia con Jennifer Gray e accanto a Demi Moore in "Ghost"

L’ultimo ballo di Patrick Swayze, sex symbol di "Dirty Dancing"

Proprio mentre si «scopre» che in Italia e nei grossi festival troppo cinema è a sinistra e all’estrema sinistra, è morto a cinquantasette anni uno dei rari attori celebri ad aver recitato in film a destra e all’estrema destra: Patrick Swayze, serio professionista nonostante droghe e alcol che forse hanno contribuito ad abbreviargli l’esistenza.

L'esordio, ballando e cantando a Broadway in Grease, avvenne trentadue anni fa, nella parte che poi, a Hollywood, sarebbe stata di John Travolta. Ma il seguito fu diverso e Swayze sarebbe probabilmente subentrato a Charlton Heston come icona virile, se il clima post ’68 non avesse precluso il rango di divo a chi, dalla sua, aveva soprattutto spalle larghe e fianchi stretti.

Così Swayze è sì diventato celebre, ma è rimasto a metà del guado che porta al divismo. Certi tg italiani l’hanno identificato ieri col personaggio, apolitico e manierato, stile anni Cinquanta, del ballerino seduttore con ciuffo alla Presley in Dirty Dancing di Emile Ardolino del 1987; e Italia 1 ha colto l’occasione al volo per programmare quel film in base al noto principio «Attore crepa? Ascolto sale».

Altri tg hanno evocato Swayze in chiave di morto che parla, accostando al decesso vero per malattia quello simulato per arma da fuoco in Ghost (Fantasma) di Jerry Zucker (1990). Il ghost era appunto Swayze, hanno ricordato gli uni e gli altri, ma nessuno ha rilevato che il suo ruolo, lo spirito di un giovane assassinato su ordine del miglior amico, mimetizzava la complicità di lui con l’amata (Demi Moore): più curioso che affranto, il fantasma l'osserva intrattenersi col suo consolatore. Tre anni dopo, in Proposta indecente di Adrian Lyne la Moore sarà complice, ormai senza imbarazzi, di un mercato carnale fra il marito indebitato (Woody Harrelson) e l'amante in età (Robert Redford). Ma questa è un’altra storia. Ma i personaggi di Swayze sono stati anche virili e combattenti. È stato partigiano americano antisovietico negli Stati Uniti invasi da russi, cubani e nicaraguensi sandinisti, grazie al fatto che i Verdi hanno vinto le elezioni in Germania, che la Nato s'è sciolta e solo la Gran Bretagna s'è schierata con gli Stati Uniti (ma è stata debellata). E l’inizio dell’invasione è stato subdolo, grazie agli immigrati clandestini… È Alba rossa di John Milius (1984), dove la Resistenza americana, in netta inferiorità strategica, pratica contro gli occupanti gli stessi metodi oggi condannati nei film, sempre americani, che evocano altre, opposte Resistenze.

Sempre Milius produrrà Fratelli nella notte di Ted Kotcheff (1983), il film sui prigionieri americani rimasti in Indocina dopo la guerra segnata fra il 1962 e il 1975 dal fallito intervento americano(Kotcheff era stato regista di Rambo). Ma il personaggio di Swayze non era un «proscritto», alla maniera di quello di Sylvester Stallone: era il figlio di un caduto. Impersonava - sebbene la classe 1952 fosse finita eccome nel carnaio vietnamita e cambogiano - un’altra generazione, quella che voleva riscattare la disfatta.

Tutto molto americano in epoca Reagan. Ma una destra governativa se ne stava affiancando una antigovernativa. Point Break - Punto di rottura di Katryn Bigelow (1991), prodotto dall’allora marito James Cameron, restituiva al cinema hollywoodiano una figura assente mancava da Nodo alla gola di Alfred Hitchcock (1948): quella del nicciano che preferisce morire da criminale che vivere da borghese. È per irrisione che i surfisti-terroristi, guidati da Swayze, portano durante le rapine, il loro modo per finanziare le migrazioni in cerca delle migliori onde da cavalcare, maschere con i volti degli ultimi presidenti americani; non è dunque per avidità che il personaggio di Swayze ruba, risultando così lontano dall’archetipo di tanto cinema hollywoodiano.

Il destino di Swayze è stato avere personaggi eretici. Nobili o ignobili, ma mai comuni. In un film fin troppo favoleggiato, come Donnie Darko di Richard Kelly (2001), gli è toccato perfino quello del pedofilo... Della sua iniziale carriera di ballerino, rovinata da un infortunio, s’è avuta un’ultima traccia in Dirty Dancing 2 - Havana Nights di Guy Ferland(2004), prologo cubano di Dirty Dancing, dove Swayze si vede appena nel ruolo di un insegnante di danza.
Poi era emersa la malattia: la stampa aveva cominciato a parlare di quella, mentre Swayze insisteva a lavorare con una determinazione degna di quella di certi suoi personaggi. Se si guardano ciò che si dice di lui su Internet, si trovano pettegolezzi fino all’ultimo.

L’uomo che nel 1991 era stato proclamato il più sexy del mondo aveva cominciato a bere nel 1982, alla morte del padre cinquantasettenne, ingegnere chimico che concorreva nei rodei. Doveva essere un bel tipo, quel padre. Sembra quasi un modo per rendergli l’estremo omaggio che Patrick s'è spento esattamente alla stessa età.

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