Questa sera al Teatro Carlo Felice approderà il Decadancing Tour che ha segnato il ritorno sul palco di Ivano Fossati, e come ormai è noto, sarà anche l'ultima tournée del musicista. Il cantautore genovese offrirà un concerto vigoroso, intenso e solare. La scaletta non mancherà di sorprendere: si passerà dalle ultime canzoni del nuovo album, attraverso i brani di impegno civile «Cara democrazia», «La crisi», «Mio fratello che guardi il mondo» fino alle atmosfere più avvolgenti di canzoni come «E di nuovo cambio casa», «Una notte in Italia» e «C'è tempo». Fossati riporterà sul palco, tra le altre, due gemme da Macramé «L'orologio americano» e «Stella benigna» e le toccanti «Il bacio sulla bocca», «La costruzione di un amore», «Di tanto amore» e la recentissima, «Settembre» tratta da Decadancing. E proprio dal suo ultimo cd sarà estratto il terzo singolo che da oggi sarà in radio «Laura e L'Avvenire».
«In Laura e l'avvenire c'è una coppia - racconta Fossati - hanno perso il lavoro, lui l'abbraccia e le dice che ora quel posto non fa più per loro, che bisogna andarsene e cambiare di nuovo. Ma tutti e due lì per lì non hanno paura. Se diventeranno due eterni precari o passeranno la linea di qualche frontiera nella canzone non lo dico perché non lo posso immaginare neanch'io. Ve la figurate la disperazione che, piano piano, fa posto alla speranza? Vi sembra di vedere cose simili in giro?».
Musicista, compositore, poeta, produttore: in quale veste si sente più a suo agio?
«Sono principalmente un musicista. Naturalmente ho scritto anche delle parole, ma mi hanno sempre chiesto molto più conto della parole che non della musica. Questo mi ha lasciato spesso un po' interdetto. Avrei voluto che la gente avesse avuto più attenzione per la musica, non soltanto la mia, anche quella degli altri. Invece qui in Italia si parla tanto di parole, di concetti, di sottotesti, di che cosa si sia voluto dire. Come se le canzoni fossero sempre teatro o letteratura, invece non è così. La musica, tecnicamente intesa, dice altrettanto delle parole. Quando ascoltiamo la musica classica non ci domandiamo se siano anche necessarie le parole per esplicarla e troviamo comunque il significato di quello che ascoltiamo. Per quel che riguarda la musica pop non riusciamo a farlo. La musica non è più al centro della nostra società e quella delle suonerie dei cellulari è una grave distrazione. Come dicevo già all'inizio della mia carriera, sarei contento e appagato se le mie canzoni fossero molto più conosciute di me».
Che mondo musicale lascia?
«Il calo delle vendite dei dischi ha gettato tutti nella confusione e nellincertezza. Le cose stanno rapidamente cambiando e non conosco un solo addetto ai lavori che al momento possa dire di averci capito qualcosa».
Una carriera costellata di successi la sua: che bilancio traccia oggi?
«Sono un musicista e un autore di canzoni e di musica, faccio il mio lavoro con passione e sinceramente non sono ancora in grado di fare bilanci. Forse li farò fra un po di tempo, ammesso che sia necessario».
Che futuro vede per la musica italiana?
«Spero che si sprovincializzi e che i giovani musicisti capiscano in fretta che il futuro, anche in termini musicali, è in giro per l'Europa e che affermarsi all'estero è più facile e possibile di quanto si crede, a patto di avere talento sul serio e energia da vendere».
E il futuro di Fossati
«Con Decadancing intendo lasciare quel che comunemente si chiama attività discografica, non farò altri dischi e questo sarà il mio ultimo tour. È una decisione serena, di quelle che si prendono in tanto tempo e sono molto determinato. Quello da cui io mi sto staccando è il mestiere della discografia, nessun artista può staccarsi dall'amore per la musica. Continuerò a studiare, continuerò a suonare, continuerò ad ascoltare la musica degli altri.
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