da Milano
Finti manifesti funebri come «omaggio» al governo Prodi. Fin qui, ci poteva arrivare chiunque. Il manifesto listato a lutto è infatti lo sberleffo più sanguigno, popolare e grossolano. Su google se ne trovano a migliaia. Li confezionano gli ultrà delle squadre di calcio per salutare la retrocessione dei rivali storici. E qualche anno fa Pippo Baudo ne sventolò uno a suo nome addirittura sul palco di Sanremo, scagliando sui mattacchioni che lo avevano confezionato parole di sdegno.
Tutto già visto. Ma in quelli pubblicati ieri su Emme, «periodico di filosofia da ridere e politica da piangere» diretto da Sergio Staino e allegato allUnità, cè molto di più. E a ben vedere - perfida sottigliezza - loggetto della satira non è (più) il disarcionato Prodi. Il bersaglio sono i finti autori dei finti manifesti. Tutti personaggi reali, protagonisti a vario titolo della vita pubblica, che «appresa la notizia» della caduta del governo testimoniano la propria «vicinanza». E nel gioco perfido della satira, i loro messaggi «a suffragio» sono molto più rivelatori della realtà di ogni discorso serio.
Ecco il necrologio di Piero Fassino che «affranto, annuncia la scomparsa del presidente del Consiglio Romano Prodi sottolineando con estremo disappunto come nessuno abbia mai segnalato la sua. Ovviamente non sarà presente alle esequie...».
Nella metafora del politicamente morto Fassino che rende omaggio al politicamente morto Prodi e reclama «pari trattamento» cè limmagine della ingiusta sorte toccata allex segretario ds, dopo che i suoi compagni di partito (e qui la satira morde la realtà) lo hanno spedito in esilio tra i bonzi della Birmania.
Ecco i manifesti funebri dei partitini dellUnione («con i dovuti distinguo» anche a cadavere caldo), di Walter Veltroni che tratta con Berlusconi per data, luogo e orario delle esequie, di Fausto Bertinotti che annuncia il suo look per il funerale, di Alfonso Pecoraro Scanio che mette il veto sul trasporto della salma su gomma... E poi i vescovi, i coniugi Mastella, Bruno Vespa e la compagnia di giro di Porta a Porta, fino al capolavoro del manifesto di Massimo DAlema (il cui nome nemmeno compare) che, distolto da «questioni internazionali ben più importanti che queste piccole beghe provinciali», ricorda a fatica il nome di Prodi e si riserva «un salto ai funerali» dopo aver sentito Condy Rice.
Nella galleria curata da Ellekappa con Patrucco e Staino, si ritrova lo spirito ferocemente dissacrante della purtroppo breve stagione del Male, che Vincino (collaboratore di Emme in qualità di «dissidente») ha ricostruito in un bel libro edito da Rizzoli. In tempi in cui si riapre linsidiosa discussione su ciò che è satira e ciò che eccede, fa proprio bene ridere ancora sui (politicamente) morti.
giuseppe.salvaggiulo@ilgiornale.it
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