L’ultimo scippo storico: Marconi ora è svizzero

La rabbia di Sasso Marconi, dove il padre della radio realizzò la prima trasmissione: «È un falso, daremo l’assalto al palco della cerimonia»

nostro inviato a Sasso Marconi (Bologna)
Ci rubano Marconi. Potevano accontentarsi del cioccolato, degli orologi. Anche del coltellino. Ecco, sì, anche quel celebre coltellino rossocrociato multiuso avrebbe dovuto quietare la loro smania di notorietà. E invece no, gli svizzeri non si accontentano. Ci rubano Guglielmo Marconi. La cosa fa sorridere, forse. Ma non fa ridere. Perché non è una bufala di inizio autunno, ma accadrà davvero. Puntuale come i treni (quelli svizzeri ovviamente), la cittadina di Salvan, nel Vallese, diventerà venerdì 26 settembre «Patrimonio mondiale delle Telecomunicazioni». Prima e unica città nella storia a ricevere simile prestigioso titolo.
Merito o colpa, vedremo più avanti, dell’Itu, l’International Telecommunication Union, ovvero l’agenzia dell’Onu che si occupa di definire e armonizzare l’uso delle frequenze radio nel mondo. A Salvan, sostengono gli elvetici, Guglielmo l'italiano si sarebbe fermato a lungo per realizzare le sue prime prove di telegrafia senza fili. E difatti a Salvan c’è un piccolo museo della radio. Si organizzano mostre sul più affascinante e misterioso mezzo di comunicazioni mai approdato su questa Terra. E a Salvan vendono poster, cartoline, grembiuli, ma anche tazze da the con il ritratto di Marconi. Tutto ciò secondo l’Itu che, ma è solo un fastidioso dettaglio, ha sede a Ginevra, cioè sempre Svizzera: basta e avanza a certificare l'interesse del luogo per Marconi e l'interesse di Marconi per quel luogo. È pur vero che Marconi, come Garibaldi, con la scusa dei suoi esperimenti è stato un po’ dappertutto. E, un po’ come per Garibaldi, si trovano targhe che testimoniano il passaggio dell’inquieto Guglielmo a Poldhu, in Cornovaglia, come nel Golfo del Tigullio o a Rio de Janeiro o a Kronstadt, in Russia. Ma è altrettanto vero che Marconi è nato e vissuto nel Bolognese, a Pontecchio, frazione di Sasso (non a caso tutte e due si portano appresso oggi il suo cognome). E lì, nella tenuta paterna, ha compiuto i suoi primi esperimenti. Proprio da una finestra della cosiddetta «stanza dei bachi» di Villa Griffone fece partire il primo segnale radio, captato oltre la collina dei Celestini e confermato dal fratello e dal giovane mezzadro con il famoso colpo di fucile. Superfluo aggiungere che a Sasso Marconi tutto parla di Marconi: Villa Griffone ospita il museo, in cui la direttrice Barbara Valotti mette passione e competenza, e la Fondazione Marconi per la ricerca. E, ai piedi di villa Griffone, sorge (non si può non vederlo transitando lungo la Porrettana) il Mausoleo con le spoglie di Marconi.
Questo e tanto altro dovrebbe bastare per far cambiare idea ai burocrati delle telecomunicazioni dirottando qui il titolo onorifico. Ma l’Itu non la cambia. Nonostante le obiezioni, prima timide e poi sempre più robuste, che si continuano a levare da questi luoghi. Ed è arrivato persino l'invito al sindaco a partecipare alla cerimonia di Salvan. E così lei, il sindaco Marilena Fabbri, ora sta tentando con ogni mezzo di bloccare la cerimonia del 26 rivendicando la primogenitura di Sasso e invocando un contraddittorio scientifico con l’Itu «perché - obietta in una delle tante lettere di protesta - siamo convinti che la permanenza di Marconi a Salvan sia un falso storico e che sia necessario fornire prove inconfutabili».
Giusto alla vigilia del centenario del Nobel che gli venne assegnato l'incoronazione di Salvan suonerebbe come una beffa.

Quindi ecco che, in fretta e furia, è stata organizzata una raccolta di firme per una petizione di protesta all’Onu, mentre un gruppo di radioamatori sassesi progetta di imbarcarsi su un pullman e di rovinare, con il lancio di piadine allo squacquerone, i festeggiamenti di Salvan. Ammettiamolo: visto che gli italiani si sono svegliati tardi adesso è una lotta contro il tempo. E il tempo gli svizzeri lo governano benissimo da sempre. Un gioco da ragazzi, con tutte le lancette di cui dispongono.

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