L’uomo che cercò la verità sul suicidio di Tenco

Ferruccio Repetti

da Andora

Ricordava sempre volentieri gli articoli e le fotografie «conquistati» all’epoca del suicidio di Luigi Tenco a Sanremo, nel 1967: era stato lui, Arrigo Molinari, allora vicequestore, a entrare per primo nella camera d’albergo e, come rivelerà trent’anni dopo, a prelevare la pistola con cui il cantante s’era ucciso. Di questo vulcanico funzionario di polizia - non c’è orario quando si tratta d’intervenire - si torna a parlare quando il suo nome appare nell’elenco degli aderenti alla loggia massonica P2 rinvenuto nella villa di Licio Gelli. In seguito, arriverà anche l’ammissione spavalda: «Sì, ho fatto parte di Gladio. Con me c’erano... », e giù nomi, fatti, circostanze. Dal 1957 e fino al 1989 ricopre l’incarico di responsabile di Stay Behind (la denominazione anglosassone di Gladio) per il Nord Ovest e le Alpi Marittime. Per questo verrà processato e assolto con formula piena. Nel frattempo, Molinari conduce indagini su alcuni dei fatti più delicati della «nera»: sequestri di persona, criminalità comune, attentati, in Liguria e in Sardegna. Fino alla pensione, che però vuole mantenere «operativa»: riprende la pratica di avvocato, si impegna - lancia in resta, come è sempre stato suo costume - nella difesa dei diritti dei risparmiatori. Sono molte, insomma, le vicende che segnano altrettante pietre miliari nella vita e nella carriera di Molinari, pugnalato a morte nella sua abitazione di Andora solo pochi giorni dopo che il tribunale gli aveva dato - lo confesserà egli stesso - «una grande, anzi un’enorme soddisfazione». Da una sua denuncia, infatti, sono stati rinviati a giudizio sei fra ex direttori e attuali direttori di istituti bancari della Riviera di ponente con l'accusa di usura. Qualcuno storce il naso, parecchi lo considerano un velleitario, altri si lasciano convincere dalla dialettica da grande affabulatore. Di cose, del resto, ne ha sempre tante da raccontare, il professor avvocato Molinari che manda messaggi su carta intestata «La Nuova Voce di Gladio - organo del Movimento per la sicurezza del cittadino europeo». Tanta la strada fatta dalla natia Acri, nel Casentino, da cui s’era allontanato a 21 anni, nel 1953, subito dopo la laurea e il concorso in polizia. Viene assegnato alla questura di Imperia, poi al commissariato di Sanremo e infine a Genova. Arrivano anche i tempi bui, per via delle frequentazioni massoniche. Accetta la destinazione Sardegna, come questore di Nuoro. Ma il suo efficientismo «non incontra» più. Allora va a dirigere scuole di polizia, si dedica all'Ufficio ispettivo per l'Italia settentrionale. Per lui è «panchina».

Continua a inseguire altre gratificazioni: come difensore dei diritti dei cittadini, paladino dei deboli contro lo strapotere dei poteri forti. E prepara una denuncia contro Banca d’Italia e Banca centrale europea. «Gliela farò vedere io!». Non ne ha avuto il tempo.

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