Un laboratorio per attirare cervelli in fuga

La grande e giustificata euforia per l'assegnazione dell'Expo dovrebbe far pensare e non solo festeggiare. La città si appresta ad avere davanti sette anni di sviluppo, con tutta una serie di progetti che hanno da tempo preso l'avvio

La grande e giustificata euforia per l'assegnazione dell'Expo dovrebbe far pensare e non solo festeggiare. La città si appresta ad avere davanti sette anni di sviluppo, con tutta una serie di progetti che hanno da tempo preso l'avvio ma che procedono non certamente a grande velocità. Il lavoro è ancora lungo e le polemiche purtroppo sono tante. Il tempo non è certamente molto, l'amministrazione ne deve essere consapevole fin da oggi. E questo perché non si tratta solo di costruire, ma di lavorare per rendere affascinante, suggestivo, e nel contempo importante e realistico un piano regolatore che, con questa Expo 2015, si trova davanti davvero a un’ultima spiaggia.
Non possiamo permetterci soluzioni di comodo, nate da compromessi politici o favoritismi e afflitte dai tradizionali sprechi italiani, perché tutte le città che hanno ospitato un' Expo hanno goduto benefici a lungo periodo, non solo nell'anno dell'Esposizione. Benefici che hanno addirittura portato la popolazione a stili di vita d'avanguardia, risolvendo i problemi di attrattiva e di turismo, ma anche quelli legati tutte le infrastrutture, dei servizi e dell'abitare.
Un tasto quest'ultimo che interessa davvero fino in fondo la popolazione di oggi e quella che verrà. Non basta certo costruire e mostrare grandi plastici dove tutto appare bello, ma è il momento, imperdibile, di chiamare a collaborare alla realizzazione le menti migliori che non solo la città ha a disposizione.

Guardiamo fuori dai confini della città e anche del Paese, ricordiamoci anche dei cervelli che sono «fuggiti». Soltanto così si potrà creare davvero qualcosa di straordinario che metta una volta per tutte in risalto il tanto sbandierato (e fino a ora ricco solo di lacune) sistema Italia.

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