Le lacrime di Francesco Vezzoli arrivano a Milano. Sono ormai trent'anni che il bresciano Vezzoli ha conquistato il mondo con le sue lacrime ricamate, una sorta di «museo della commozione» che ha fatto centro (leggi: quotazioni altissime) e che, se letto più in profondità, rappresenta un valido tentativo di rileggere le icone occidentali, incluse quelle pop. E quindi, in attesa dei Musei delle lacrime che Francesco Vezzoli aprirà al Museo Correr di Venezia in concomitanza con la Biennale d'arte ormai alle porte, i non pochi Vezzoli-fan apprezzeranno la possibilità di vedere Comizi di non amore The prequel (Contestant n.3: Marianne Faithfull), durante la Milano Art Week, dall'8 al 14 aprile, nella sede del Bg Training & Innovation Hub (via Achille Mauri 2, dalle 10 alle 18 prenotando a hub@bancagenerali.it).
L'opera, che è entrata di diritto nella collezione privata di Banca Generali sviluppata nel progetto Bg ArTalent, è stata selezionata da Vincenzo De Bellis, direttore Fiere e piattaforme espositive Art Basel. Nell'allestimento temporaneo, il lavoro in bianco e nero e oro di Vezzoli è esposto all'ingresso. Concepita per una mostra che si tenne giusto vent'anni fa alla Fondazione Prada di Milano, l'opera è ispirata nello stile a due celebri pellicole di Pier Paolo Pasolini (intellettuale-faro di Vezzoli), Comizi d'amore del 65 e Salò o le 120 giornate di Sodoma del '75. Vezzoli, oggi un 54enne dall'aria super young, aveva confezionato all'epoca una mostra-reality visionaria, con protagoniste alcune delle sue attrici cult come Catherine Deneuve e, appunto, Marianne Faithfull, di cui aveva realizzato anche ritratti singoli. «Fu un progetto incredibile racconta portai a Roma lo staff della Fondazione Prada a parlare con il mondo televisivo berlusconiano del tempo per produrre un finto programma tv: due universi che parlavano lingue diverse crearono un cortocircuito oggi irripetibile». E perché? «I tempi sono cambiati, si preferisce il profilo basso, mancano i progetti ambiziosi, destabilizzanti. Io invece vorrei continuare a fare kolossal. Non si può essere artisti standosene nel proprio studiolo. Se questo lavoro di tanti anni fa è per me ancora bellissimo, il motivo sta nel suo essere un'opera corale».
Sulla foto di Marianne Faithfull, queen della Swinging London e soggetto del ritratto acquisito ora da Banca Generali, Vezzoli è intervenuto ricamando lacrime in filo metallico. Il ricamo, arte intima e domestica che Vezzoli ha appreso da un suo compagno di università a Londra, è la sua firma: «Dopo il Rinascimento, le lacrime nell'arte sono diventate un tabù: mi piace tornare alla pittura primitiva, sanguigna, anzi vorrei diventare famoso come il maestro delle lacrime», dice ridendo ma non troppo, prima di scappare per Venezia dove di opere lacrimose ne presenterà ben quaranta. «Il lavoro di Vezzoli da sempre unisce frammenti di cultura alta e bassa e indaga temi oggi più che mai attuali come l'ossessione per la fama e la visibilità», spiega De Bellis.
L'opera di Vezzoli è uno degli appuntamenti dell'Art Week milanese, kermesse promossa dal comune di Milano con miart, la fiera d'arte moderna e contemporanea, e sostenuta da Banca Generali. Il programma è fitto e questa edizione mette al centro i musei civici, pur coinvolgendo realtà private come Pirelli HangarBicocca, Fondazione Prada, Triennale dove sono allestite tre mostre imperdibili (rispettivamente: Nari Ward, Pino Pascali, Alessandro Mendini).
L'interessante personale dedicata all'artista e attivista americana Adrian Piper al Pac sarà ad ingresso libero sabato 13, grazie al sostegno di Banca Generali, perché, sostiene il vicedirettore generale Andrea Ragaini, «l'arte veicola innovazione, idee e coesione sociale».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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