L'agente Jude Law indaga nel mondo dell'estrema destra americana

L'attore contro i suprematisti bianchi che vogliono sovvertire il governo

L'agente Jude Law indaga nel mondo dell'estrema destra americana
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dal nostro inviato a Venezia

Una caccia all'uomo, dove il cacciatore (Jude Law) è un disilluso agente dell'Fbi e il cacciato (Nicholas Hoult) è il leader di una organizzazione terroristica di stampo neonazista. Siamo negli Usa, stato di Washington, tra boschi, fiumi e montagne. Qui l'ideologia razzista del «potere bianco» attecchisce nei paesi isolati e nelle piccole comunità. Qualcuno, dalle prediche, ha deciso di passare ai fatti: rapine per finanziare una rivoluzione senza speranze ma sanguinosa. The Order, regia dell'australiano Justin Kurzel, in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, è un film teso, senza fronzoli, ben recitato. La proiezione è stata applaudita. Il regista e il cast nel pomeriggio hanno incontrato la stampa internazionale. Ressa per strappare una foto o un autografo a Law, che ha salutato rapidamente, lasciando i fan a bocca asciutta (si è invece concesso durante il red carpet serale).

Torniamo al film. Per calarsi nel ruolo, i britannici Law e Hoult sono stati tenuti a lungo separati, al fine di creare tensione. Racconta Jude Law, 52 anni: «Non solo ci siamo incontrati a riprese iniziate. Mi è stato chiesto di pedinare per un giorno intero il povero Nicholas poco prima di andare sul set. E l'ho fatto». Hoult conferma: «Una macchina mi seguiva ovunque. Ho guardato nello specchietto retrovisore: ehi, ma quello non è uno stalker normale, quello è Jude Law!». Risata generale.

La storia è tratta da un romanzo ispirato a fatti reali, The Silent Brotherhood di Kevin Flynn e Gary Gerhardt. Un altro libro di fiction ha un ruolo cruciale sia nella trama sia nella preparazione del film: The Turner Diaries di Andrew Macdonald, pseudonimo del suprematista William Luther Pierce, romanzo distopico (o utopico, visto che si tratta di materiale propagandistico) in cui un Ordine razzista scatena una guerra civile negli Stati Uniti. Se siete curiosi, in Italia è pubblicato, con le dovute cautele e avvertenze, da Bietti editore col titolo La seconda guerra civile americana. Del resto il libro ha la sua importanza, purtroppo, avendo ispirato, dal 1978 in poi, attentati e sparatorie, come si precisa nei titoli finali del film.

Law: «Non mi sono documentato solo con le letture. Ho incontrato parecchi agenti che hanno lavorato su casi simili, e alla fine ho deciso il tono, e anche l'aspetto: i baffi, da dare al mio personaggio, che è estremamente complesso. Il suo coinvolgimento è subito personale, non solo professionale». Sulla attualità del film nessuno ha dubbi. Law: «Sono ideologie marginali ma pericolose, che possono svilupparsi soprattutto tra le persone vulnerabili e sfruttate. Il film si basa su un evento degli anni Ottanta ma consente di fare raffronti con il tempo in cui viviamo. L'America, come altri paesi, è una società divisa». Nel film sono centrali alcune brevi scene di caccia.

Law: «In alcune scene, il mio personaggio va a caccia di cervi. È il filo rosso di questa storia, il confronto con la preda che fugge ha a che fare con la sua indagine. E le montagne sono lì, prima degli esseri umani, siamo noi che veniamo osservati dalla natura».

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