Ci vediamo in agosto, il romanzo inedito di Gabriel García Márquez (Mondadori), è soprattutto un racconto di memoria - come informa Cristóbal Pera, il curatore del libro - che l'anziano autore colombiano, afflitto da demenza senile, ha scritto lottando appunto contro la perdita della memoria, motivo che alimenta gran parte della sua narrativa. Difficile allora non pensare allo strenuo conflitto vissuto dallo scrittore, combattuto tra il desiderio di perfezione e la incoerenza delle sue facoltà mentali. Immaginiamo la lotta e il dramma vissuti da García Márquez, come mostrano alcune pagine in facsimile delle cinque versioni del testo, fitte di varianti, riprodotte alla fine del volume. L'autore lasciò il romanzo fra le tante carte da non pubblicare, poiché a suo dire: «Il libro non funziona. Bisogna distruggerlo». Decisione che i due figli eredi, dopo un lungo silenzio, non hanno ritenuto di rispettare, «anteponendo il piacere a tutte le altre considerazioni». Quindi pubblicarono il romanzo in occasione del decimo anniversario della scomparsa del padre.
Ci vediamo in agosto è un racconto, diviso in sei parti, che ha come protagonista Ana Magdalena Bach, una signora non più giovane, ma ancora bella e felicemente sposata, che ogni anno - puntualmente il 16 agosto - raggiunge il cimitero di una piccola isola dei Caraibi, dove è sepolta sua madre, per deporre un mazzo di gladioli sulla sua tomba; al contempo, in ogni suo viaggio va in cerca e vive un'appassionata avventura erotica, senza che questa metta in crisi il suo rapporto con il marito. In un primo approccio alla lettura ritroviamo i motivi classici della narrativa di García Márquez, come la ripetitività ciclica e il non senso affabulatorio dell'azione, il sentimento di solitudine che grava attorno, e ancora il desiderio ardente di rinnovamento e indipendenza di molti personaggi femminili. Qui inoltre l'azione è scandita da continui richiami musicali, a partire dal cognome della protagonista, che appartiene a una famiglia di musicisti: il padre era stato maestro di piano e direttore del Conservatorio Provinciale, il marito direttore d'orchestra e il figlio, a ventidue anni, già primo violoncello dell'Orchestra Sinfonica Nazionale. Il contrario della sorella diciottenne Micaela che aspira a diventare monaca delle Carmelitane Scalze, ma intanto si è fatta impiantare nel giovane corpo un dispositivo moderno per prevenire ogni possibile concepimento.
In questi brevi esempi, il lettore può cogliere la vena esilarante e surreale della scrittura di Gabo. Il quale, del resto, a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo non ha mai nascosto il suo lessico grottesco e caricaturale, come ugualmente ha mostrato la profonda e perfetta conoscenza degli artisti ed esecutori del repertorio musicale classico. Possiamo ricordare, da una nostra conversazione avuta con l'autore, la ricca nomenclatura di pianisti italiani, tra i quali Arturo Benedetti Michelangeli e Maurizio Pollini, che Gabo conosceva e ammirava profondamente.
In effetti, quasi in ogni pagina del libro troviamo, accanto a diversi richiami letterari, il nome di un'opera di un grande maestro della musica. Questo ed altro troviamo nel libro, con la sorpresa finale della tomba materna cosparsa di fiori deposti da un anonimo visitatore, la cui identità lasciamo scoprire al lettore.
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