L'appello di Bagnasco: "La morale non dipenda dall'opinione pubblica"

Il presidente della Cei mette in guardia dall'opinione pubblica che è "il più subdolo" dei "poteri che vorrebbero imprigionare la libertà della Chiesa". E denuncia le ideologie che minano la costruzione dell'uomo

L'appello di Bagnasco: 
"La morale non dipenda 
dall'opinione pubblica"

Genova - "Sembra che il bene e il male dipendano dall’opinione pubblica", come se "ciò che è morale o immorale dipendesse, in fondo, dai numeri" da quello che gli altri, "rappresentati come maggioranza, pensano sui valori". È quanto afferma l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei cardinale Angelo Bagnasco, sottolineando - nell’omelia per la festa di San Lorenzo - che quello dell’opinione pubblica è forse "il più subdolo e strisciante" dei "poteri ingiusti che vorrebbero imprigionare la libertà della Chiesa e dei cattolici".

L'appello di Bagnasco "A dire il vero - prosegue il cardinale - c’è anche chi ritiene e proclama che non ha più senso parlare di moralità e di immoralità, poichè, essendo impossibile, essi pensano, conoscere la verità delle cose, ognuno decide individualmente e assolutamente ciò che è bene o meno, basta non disturbare troppo gli altri". Come è esperienza di tutti, col passare del tempo questo "disturbare non troppo" restringe sempre di più il suo campo, e la libertà individuale, coincidente con le voglie e le emozioni individuali, si allarga sempre di più nell’affermazione di sé.

L'ideologia dell'opinione pubblica "E' questa una vera e propria ideologia - afferma il cardinale Bagnasco - che mina alla radice la costruzione della persona: essa, in questo modo, non è riconosciuta responsabile di sè, ma è consegnata in balia di se stessa, senza punti di riferimento etici, senza principi di fondo universali e assoluti. Si trova smarrita e frantumata". L’opinione pubblica "minaccia la libertà del credente", è una "vera e propria ideologia che mina alla radice la costruzione della persona". "San Lorenzo - afferma Bagnasco - ha resistito di fronte alle pretese ingiuste dell’imperatore Valeriano che gli intimava di consegnargli tutti i beni della Chiesa di Roma. Ma ha dato la vita".

All’imperatore, che in quel momento storico aveva la pretesa di "definire il bene e il male in modo arbitrario", oggi corrisponde, secondo Bagnasco, il dominio dell’opinione pubblica, forse "il più subdolo e strisciante" dei "poteri ingiusti che vorrebbero imprigionare la libertà della Chiesa e dei cattolici".

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