L'aumento Irpef è una mazzata: più 3% Ma sono salvi i redditi sotto i 75mila euro

Fino al 2014 l’aliquota Irpef per i redditi oltre i 75mila euro passerà dal 43 al 46%. Introdotta una tassa sugli yacht: da 7 a 150 euro al giorno. Si studia persino un balzello sugli aerei privati. Capitolo previdenza: dal 2012 pensioni di vecchiaia per gli uomini a 66 anni. Donne a 63. E se l’aumento Iva è stato congelato, è ormai certo il ritorno dell’Ici. ECCO TUTTE LE IPOTESI Ma così si deprime la crescita

L'aumento Irpef è una mazzata: più 3% Ma sono salvi i redditi sotto i 75mila euro

Roma - Redditi medi salvi dai rincari Irpef, a scapito delle fasce di reddito sopra i 75mila euro che pagherebbero il 46% a partire dal 2011 e fino al 2014. Ici sulla prima casa, ma con detrazioni. Poi Super Inps, «scalone» previdenziale per le donne, tre anni di lavoro in più già dal 2012. Il Consiglio dei ministri della manovra è stato anticipato alle 15 di oggi, ma ieri il testo del decreto era ancora provvisorio e nelle ultime bozze non mancavano novità rilevanti rispetto alla versione di sabato.

A partire dalla misura più contestata, l’aumento dell’Irpef, che potrebbe essere concentrato sui redditi sopra i 75mila euro, quindi sull’aliquota «marginale» che oggi è al 43% e verrebbe aumentata non di due, ma di tre punti percentuali e passerebbe al 46%. Verrebbe quindi lasciata ferma l’aliquota del 42% che si applica per i redditi tra i 55 mila e i 75 mila e che, nei piani originari del governo, sarebbe dovuta passare al 44%. La stretta entra in vigore dall’anno in corso (quindi si sentirà dalla prossima dichiarazione) fino al 2014 e potrebbe assorbire il contributo di solidarietà per i dipendenti pubblici con redditi sopra i 90mila euro, introdotto dal governo Berlusconi.

La richiesta di introdurre cambiamenti all’aumento dell’Irpef, sono arrivate dai partiti, in particolare del centrodestra. La bozza di ieri è stata preparata come alternativa a quella della settimana scorsa, che comunque non è detto scompaia di scena, visto che oggi il premier Mario Monti incontrerà i sindacati e le priorità potrebbero nuovamente cambiare. Altre ipotesi ieri erano quelle di detrazioni che possano neutralizzare l’effetto del rincaro, almeno per le famiglie numerose. Una risposta del governo a chi ieri gli ha chiesto di tutelare la famiglia dovrebbe essere la rinuncia al taglio delle agevolazioni previste dal decreto fiscale, che sarà approvato entro la fine dell’anno.
Il capitolo fisco è quello sul quale il governo si sta concentrando alla vigilia della manovra. E sembra tramontato l’aumento dell’Iva, anche se non è scomparso del tutto. Possibile che ritorni di attualità quando, appunto, ci sarà da attuare la delega fiscale e il governo dovrà cercare alternative al taglio delle agevolazioni.

Confermato il ritorno dell’Ici sulla prima casa attraverso l’avvio in via «sperimentale» dell’Imu, l’imposta municipale unica, con una detrazione che potrebbe essere di 200 euro. La detrazione prevista dal governo Prodi, per avere un’idea, era stata fissata a 303 euro ed aveva escluso circa il 40% delle famiglie italiane. Certa anche la rivalutazione delle rendite catastali.

Sulla tracciabilità dei pagamenti incerta la soglia oltre la quale non si potranno usare i contanti, che potrebbe salire da 500 a 1.000 euro. Durissima il capitolo lusso. Se la bozza fosse confermata, le tasse sui posti barca potrebbero andare dai 7 euro ai 150 euro al giorno. Poi verrebbe istituita una imposta sugli aerei privati, scaglionata a seconda del peso dell’aeromobile.

Tutto confermato il capitolo pensioni. Contributivo pro rata, abolizione delle quote, lasciando una unica possibile uscita per anzianità: quella che conteggia i contributi, con il minimo che passerebbe da 40 a 42 anni. Poi, sull’anzianità, lo scatto di tre anni per la vecchiaia delle lavoratrici private, da 60 a 63, già dal prossimo anno e quello degli uomini da 65 a 66. Misure che, in parte, assorbono l’effetto delle finestre mobili, che vengono abolite dalla manovra.

Oggi i sindacati chiederanno cambiamenti radicali sulla previdenza e non è escluso che Monti conceda qualcosa.

L’entità della manovra in senso stretto è di 20 miliardi, e altri quatto miliardi fanno parte della delega fiscale assistenziale, approvata dal governo Berlusconi.

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