L'aut aut del sindaco: "Niente Museo dell'Anpi se conta di più il glicine"

Il sindaco di Milano Beppe Sala: "Ora vedremo quanto costa spostarlo". Verdi: "Ricatto inaccettabile, serve variante"

L'aut aut del sindaco: "Niente Museo dell'Anpi se conta di più il glicine"
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«Stiamo vedendo come si può cercare di salvare il glicine di piazza Baiamonti. Come sempre è un problema di costi, se si dovesse andare verso una spesa eccessivo a quel punto vedremo cosa fare. Non è un obbligo per Milano realizzare il Museo della Resistenza, anche se per me sarebbe un grandissimo peccato rinunciare». Oltre 50mila firme di cittadini, una parata di vip - da Fabio Volo a Elio, Giovanni Storti del trio Aldo Giovanni e Giacomo, i Bluvertigo, Germano Lanzoni alias il Milanese imbruttito - e una mozione votata all'unanimità dal Consiglio comunale hanno chiesto al sindaco di modificare il progetto del Museo per contenere il glicine storico che verrebbe abbattuto per far posto al cantiere. O di trasferirlo insieme ai tigli a rischio in un'altra località. E ieri Beppe Sala ha posto l'aut aut, quasi una provocazione.

«Se l'opinione pubblica considera il glicine più importante del Museo della Resistenza, e se spostare il glicine è costosissimo, vorrà dire che rinunceremo al Museo». Aggiunge, rivolto forse alla propria parte politica che è la più combattiva e organizza sit in di protesta, che «poi ognuno si prenderà le proprie responsabilità se sarà realizzato in un'altra città». Ma, spara una cifra, «se trasferire il glicine costasse 200mila euro, mi rifiuterei di tagliarli agli asili. Poi la stazione appaltante non è nemmeno il Comune», ma il Ministero della Cultura che ai tempi di Dario Frasceschini ha approvato il progetto e assegnato i fondi per realizzare nella mini-Piramide di vetro, gemella di quella che ospita la Fondazione Feltrinelli, un museo nazionale della Resistenza. Ribatte piccato il capogruppo di Europa Verde Carlo Monguzzi: «Che errore colossale fa Sala. É un ricatto inaccettabile contrapporre l'esistenza del glicine e dei tigli al Museo. Abbiamo sempre e solo chiesto una piccola e possibilissima variante di progetto per fare coesistere Resistenza e alberi. Basta poco. Non è un razzo che deve andare su Plutone a cui noi vogliamo togliere un motore. Risolviamo i problemi, e questo è semplice, i proclami lasciamoli ad altri».

L'altra (grossa) grana per il sindaco è lo stadio San Siro. Si è impegnato a incontrare i capigruppo di maggioranza e opposizione entro metà giugno ma «ad oggi non ho nessuna novità, non saprei cosa dire» ammette. E la situazione è sempre più impantanata. I club hanno ripreso in mano con poca convinzione il dossier del nuovo stadio accanto al vecchio Meazza e il Milan si è quasi arreso sull'ipotesi dell'ippodromo la Maura dopo le (nuove) barricate della sinistra. «L'ipotesi è difficile, lo sa anche il Milan» afferma Sala. E sul San Siro bis ribadisce a comitati salva-Meazza, Verdi, Lista Sala e mezzo Pd contrario alla demolizione che «lo stadio nuovo sarebbe incompatibile con la sussistenza del vecchio, sono categorico. Se dovessero porre un vincolo sul secondo anello invece diventa un problema, vuol dire che probabilmente le squadre decideranno di andare a Sesto o a Rozzano. É un dramma? No, ma non sarebbe una bella cosa».

E ammette che l'ipotesi non è peregrina. Sala ha incontrato con Milan e Inter la sovrintendente per accelerare una risposta senza attendere che il secondo anello compia 70 anni.

«É stata rassicurante, ha capito che non si può aspettare il 2025, è nel diritto delle squadre avere chiarezza, credo che nel giro di un paio di mesi la questione sarà definita». É stata «meno rassicurante» sull'esito: «Ha bisogno di lavorarci, non decide da sola ma in un sistema più largo che coinvolge ad esempio la Sovrintendenza a Roma».

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