L'appello dei consulenti del lavoro: "Il bonus benzina va cambiato"

La percentuale di bonus benzina da versare come contributo previdenziale non incontra i favori dell'Associazione nazionale consulenti del lavoro

L'appello dei consulenti del lavoro: "Il bonus benzina va cambiato"

I bonus benzina sono stati confermati anche per il 2023: si tratta di importi sui quali non sono previsti pagamenti di imposte ma per i quali, come emerge dal recente decreto carburanti, i lavoratori sono chiamati a pagare i contributi previdenziali. Non si tratta di benefit che vengono inseriti in busta paga ma di ticket che possono essere utilizzati solo presso le stazioni di servizio, anche per i veicoli elettrici. Hanno un valore massimo di 200 euro e costano il 30% sotto forma di contributi previdenziali, di cui un terzo è a carico del ricevente. Quindi, su un valore ipotetico di 100 euro, l'azienda paga 30 euro di contributi: 20 euro sono a carico suo e 10 del ricevente. Ma questa formula, prevista dal decreto carburanti sta incontrando la perplessità dell'Ancl, l'Associazione nazionale consulenti del lavoro, per voce del suo presidente Dario Montanaro.

"Sul bonus benzina, previsto nella conversione del decreto carburanti, datori di lavoro e dipendenti dovranno pagare i contributi. Il rischio, per non dire la certezza, considerato che il bonus viene concesso in base ad una libera scelta del datore di lavoro, è che non verrà più erogato", spiega Montanaro, che ora chiede un intervento al ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, e ai partiti di maggioranza per valutare soluzioni diverse, "per fare in modo che questo intervento non sia un onere a carico di coloro che dovrebbero beneficiarne". Monatanaro sottolinea come la misura sia nata per fronteggiare il caro carburanti con somme aggiuntive a quelle della busta paga.

"Aggiungendo gli oneri sociali, tale misura diventa un ulteriore ed eccessivo costo per le imprese.

I Consulenti del Lavoro, considerato l'elevato costo della misura, non potranno sostenere l'utilità del provvedimento, considerata la perdita di disponibilità finanziaria legata al prelievo contributivo e al costo aziendale che si determina con la modifica proposta", prosegue il presidente dell'associazione, che conclude: "Non si comprende, dunque, perché in relazione a una misura per fronteggiare il prezzo del carburante si ragioni in termini di incasso per lo Stato".

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