I dispetto delle campagne condotte dall'attuale gruppo di opposizione in parlamento, l'Ocse, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, organismo internazionale, nel suo rapporto Talis diffuso dall’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione (Invalsi) certifica un aumento nelle paghe dei docenti italiani. Un risultato ottenuto grazie agli aumenti stabiliti con l'ultimo contratto nazionale della scuola firmato da Giuseppe Valditara, che rende l'Italia il Paese in cui il compenso è aumentato di più.
Nel rapporto Ocse si evidenzia come gli stipendi medi dei docenti italiani ammontano oggi a 28.113 euro, il che posiziona gli insegnanti italiani al quarto posto in Europa per reddito, dietro Austria, Spagna e Svezia. L'Italia si trova così davanti a Paesi come Francia, Finlandia e Portogallo. Nel suo rapporto, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, mette in evidenza anche le retribuzioni dopo i primi 15 anni di carriera, che raggiungono 37.139 euro, ponendo i docenti italiani nella fascia alta dell'Unione Europea. Tuttavia, nonostante condizioni economiche in miglioramento per gli insegnanti, la professione continua a riscuotere scarso interesse da parte dei giovani.
Secondo l'Ocse questo può essere derivato da una percezione di scarsa valorizzazione del ruolo e della professione da parte della società, che non riconoscerebbe agli insegnanti l'importanza che dovrebbe. Ma non solo, perché alla base ci sarebbe anche l'elevata condizione di stress alla quale sarebbero sottoposti gli insegnanti nelle loro mansioni, con particolare riferimento al carico di lavoro in aula ma anche agli adempimenti burocratici. Senza considerare la percezione di una lenta, talvolta nulla, progressione nella carriera, che rende la professione pressoché statica e poco attrattiva.
Anche per questa ragione, con riferimento all'intera Unione Europea, il rapporto Ocse riferisce che per la
maggior parte il ruolo dell'insegnante è ricoperto da docenti di sesso femminile e in età avanzata, segno che non esiste un ricambio generazionale adeguato e che si è ancora fermi a stereotipi di genere.
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