Il lavoro domestico in Italia si conferma un pilastro fondamentale della società e dell’economia, coinvolgendo oltre 3,3 milioni di persone. Il nuovo Rapporto annuale dell’Osservatorio Domina, presentato presso la Sala Nassyria del Senato, non solo fotografa il presente di questo settore, ma evidenzia il suo ruolo strategico nel sostenere famiglie e produzione economica.
Numeri chiave del lavoro domestico
Secondo i dati Inps, il 2023 ha visto 834 mila lavoratori domestici regolari assunti direttamente dalle famiglie, con una netta prevalenza di donne (88,6%) e lavoratori stranieri (69%). Tra le nazionalità più rappresentate, dominano quelle provenienti dall’Est Europa (35,7%), seguite da lavoratori italiani (31,1%). Si registra inoltre un aumento della presenza di persone provenienti da Georgia, Perù ed El Salvador, mentre diminuiscono i lavoratori di Romania, Moldavia e Bangladesh.
Le famiglie datoriali nel 2023 sono state 917.929, in calo del 6,1% rispetto all’anno precedente. Questo dato segna un ritorno alla normalità dopo l’aumento registrato durante la pandemia. Geograficamente, oltre un terzo dei datori di lavoro si concentra in Lombardia e Lazio, con una prevalenza femminile del 58%.
La spesa delle famiglie e l’indotto economico
Le famiglie italiane spendono complessivamente 13 miliardi di euro per il lavoro domestico, di cui 7,6 miliardi destinati al lavoro regolare e 5,4 miliardi per quello irregolare. Questa cifra genera un risparmio per lo Stato stimato in 6 miliardi di euro, grazie all’assistenza domiciliare che evita il ricovero degli anziani in strutture.
L’impatto economico di questa spesa è significativo: i 13 miliardi si traducono in 21,9 miliardi di valore della produzione e in 253,8 milioni di nuove ore di lavoro, con un moltiplicatore economico pari a 1,55.
L’importanza del settore nel Pil italiano
Il lavoro domestico contribuisce per 15,8 miliardi di euro al Pil, rappresentando l’1% del totale. Se si considera l’intero comparto della care economy, il valore sale a 84,4 miliardi di euro, pari al 4,4% del PIL. Questo dato pone il settore al di sopra di comparti come l’agricoltura (2,1% del Pil) e la ristorazione (4,2%).
Sfide e prospettive: irregolarità e dignità del lavoro
Nonostante il suo peso economico, il settore soffre ancora di un alto tasso di irregolarità, pari al 47,1% contro una media
nazionale del 9,7%. Il segretario generale di Domina, Lorenzo Gasparrini, ha sottolineato che “i 13 miliardi spesi dalle famiglie non solo garantiscono il lavoro di cura, ma contribuiscono alla produzione economica nazionale”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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