Laziogate, indagato Storace: «È un mostruoso linciaggio»

L’ex ministro accusato di associazione a delinquere. La solidarietà di An

Claudia Passa

da Roma

La notizia dell’iscrizione sul registro degli indagati per associazione a delinquere gli è piovuta addosso, a mezzo stampa, alla vigilia dell'insediamento a Palazzo Madama. E il diretto interessato, il neosenatore di An Francesco Storace, non ha esitato a parlare di «linciaggio».
L’indiscrezione riguarda il cosiddetto Laziogate, ovvero l’inchiesta della Procura di Roma sull’accesso informatico negli archivi dell’anagrafe comunale e la presunta falsificazione delle firme per la presentazione della lista di Alternativa sociale alle regionali del 2005. Assieme all’ex governatore, la contestazione del reato associativo riguarda anche il suo ex portavoce Niccolò Accame, l’ex direttore tecnico della società Laziomatica Mirko Maceri e i due detective in custodia cautelare, Gaspare Gallo e Pierpaolo Pasqua. Quest’ultimo, interrogato ieri sul filone milanese dell’inchiesta, è tornato a negare d’aver ricevuto un mandato dallo staff di Storace per operare ai danni di Alessandra Mussolini e Piero Marrazzo, liquidando come «millanterie» i contenuti delle intercettazioni telefoniche. L’ipotesi degli inquirenti è invece che potesse esistere una sorta di «piano preordinato» per giungere all’esclusione della lista di As dalla competizione elettorale. E l’accusa di associazione a delinquere va ad aggiungersi a quelle di violazione della legge elettorale ed accesso abusivo ad un sistema informatico formulate dai pm Ormanni, Toro e Ciardi.
La notizia arriva pochi giorni dopo la pubblicazione del verbale di interrogatorio di Dario Pettinelli, ex collaboratore di Storace. Raccontando ai Pm la sua versione sulla notte in cui sarebbero state controllate, tramite la presunta «incursione» nella banca dati dell’anagrafe, le firme di Alternativa sociale, Pettinelli ha dichiarato: «Storace era presente durante le fasi preliminari e preparatorie rispetto all’attività di controllo vero e proprio dei nominativi (...), in particolare quando, per verificare la funzionalità dell’accesso informatico, furono effettuati alcuni esperimenti (...). A quel punto Storace si allontanò mentre noi cominciavamo l’attività vera e propria di controllo (...)». Durissimo, ieri, il j’accuse dell’ex governatore: «La mia difesa - sono le parole di Storace - ha tutti gli elementi per procedere contro il calunniatore che si è finalmente rivelato. Tutto ciò è mostruoso. Intendo contrastare questa sporca manovra con tutte le mie forze, mettendo da parte ogni inutile prudenza, che non ha senso di fronte ad un accanimento incivile. Sono io a volere un processo, pubblico, in cui emerga tutta la verità». Ieri l’ex ministro ha parlato di «linciaggio»: «Ancora non sono stato ascoltato dall’inizio di questa vicenda - ha affermato - l’unica comunicazione che ho avuto è stata la proclamazione a senatore. Anche questa volta l’ho appreso dalle agenzie di stampa». E se il suo legale Giosuè Naso parla di un’ipotesi «incredibile» dicendosi comunque «pronto ad aspettarmi di tutto», Storace ha incassato la solidarietà di molti esponenti del suo partito.

Da Gianni Alemanno («siamo tutti convinti della sua piena innocenza») a Edmondo Cirielli («è una questione inesistente»), da Domenico Gramazio («si tratta di un vero linciaggio») a Enzo Fragalà che giudicando «abnorme» l’accusa ai danni di Storace «alla vigilia dell’elezione del presidente del Senato» ha auspicato che «non si inizi da parte di qualcuno uno sciacallaggio politico-giudiziario per condizionare il libero voto parlamentare».

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