Marcello Chirico
La soluzione Cè. Al di là dellirrigidimento del ministro Roberto Maroni («per noi lassessore resta lui»), che potrebbe apparire come la difesa a oltranza del proprio assessore regionale da parte della Lega, la via duscita al caso politico dellestate sembra essere stata trovata, e andrebbe pure nella direzione più gradita a tutte le anime del partito. Eccola: Attilio Fontana, attuale presidente del consiglio, allassessorato alla sanità; Davide Boni, attualmente responsabile dellurbanistica regionale (nonché capo delegazione leghista) nuovo presidente del parlamentino lombardo; al posto di Boni subentrerebbe Massimo Zanello, già assessore regionale nella precedente legislatura e ora capogruppo dei leghisti al Pirelli; Stefano Galli promosso da vice-capogruppo a capogruppo. E Alessandro Cè? Nuovamente a Roma, con nuovi incarichi (magari allinterno del governo).
Praticamente un gioco a incastri, una specie di matrioska tutta leghista che - nonostante le smentite di rito - attende soltanto il via libera da parte dei vertici padani, Umberto Bossi in testa, ieri a colloquio col segretario federale Giancarlo Giorgietti per decidere sul da farsi. Perché la soluzione non può essere ulteriormente procrastinata, in quanto vuole assolutamente trovarla il governatore Roberto Formigoni prima della ripresa ufficiale dellattività amministrativa regionale (fissata per mercoledì prossimo) e altrettanto desidera fare la Lega, non avendo alcuna intenzione (per ora) di andare allo scontro finale con Formigoni, aprendo in questo modo una crisi con inevitabile ripercussioni su scala nazionale allinterno della coalizione di centrodestra. Tra laltro, la ridistribuzione degli incarichi istituzionali non solo sarebbe gradita ai singoli interessati, ma andrebbe pure a sanare i dissapori venutisi a creare tra i lùmbard alla partenza del Formigoni terzo, con lesclusione di alcuni di loro da cariche di governo (Fontana avrebbe preferito unesperienza da assessore, Zanello avrebbe voluto proseguirla).
Al momento appare improbabile un ripescaggio di Cè (attualmente sospeso) alle proprie funzioni, e questo poiché la lettera recapitata ieri dallassessore a Formigoni pare non fosse quella che il governatore si aspettava: non conterrebbe infatti lauspicata ritrattazione delle accuse rivolte, attraverso i giornali, al presidente regionale (sembra infatti che Cè si difenda scrivendo di essere stato mal interpretato), ma anzi riproporrebbe una volta di più lintenzione di Cè di mettere mano alla sanità nei modi e nelle maniere finora contestategli.
A cominciare da Giancarlo Abelli, responsabile del welfare e braccio destro del governatore (nonché capo delegazione di Forza Italia), colui che più di altri era arrivato a scontrarsi nei mesi scorsi con lassessore leghista sulle singole pertinenze amministrative: propro ieri Abelli ha fatto capire che le possibilità di ripescaggio di Cè siano parecchio ridotte, «perché - ha spiegato - non può finire tutto a tarallucci e vino senza la convinzione da parte sua di aver sbagliato: rifarebbe esplodere il caso alla prima occasione.
Il finale è atteso fra non più di 48 ore.
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