La Lega vuole un altro ribaltone. Nei ministeri

Bossi è deciso a eliminare il nuovo dicastero al Federalismo e a dirottare Brancher all’Agricoltura, riportandola sotto la sfera d’influenza del Carroccio. Per questo sponsorizza il passaggio di Galan allo Sviluppo economico

La Lega vuole un altro ribaltone. Nei ministeri

Roma - Quel fugace passaggio nel discorso di Pontida non è passato inosservato: «Non posso dire il perché e il per come, ma tra pochi giorni capirete... Adesso siete disperati ma io non vi ho dimenticati, la Lega risolverà i vostri problemi...». Cosa nascondeva quel sibillino messaggio rivolto da Bossi al popolo degli allevatori e ai Cobas del latte, storico bacino elettorale leghista, nel raduno-celebrazione del Carroccio? Qualcosa si sta muovendo, e probabilmente si muoverà a breve, non solo nei rapporti Lega-Pdl, ma pure nell’assetto dei ministeri, soprattutto quelli che stanno a cuore ai padani: Agricoltura e Federalismo (anzi, Sussidiarietà), oggi occupati da Giancarlo Galan e Aldo Brancher. Una cosa è chiara: Bossi rivuole il ministero che fu di Luca Zaia, mentre la nomina di Brancher è stata digerita sì, ma con difficoltà. La condizione avanzata dal Senatùr, se all’Agricoltura non potrà andarci un leghista, è che si trovi il modo di far traslocare Galan, che sui temi degli Ogm e delle quote latte (cavalli di battaglia del Carroccio) sta imprimendo una radicale inversione di rotta rispetto alla precedente conduzione leghista. È per questo che Bossi si sta spendendo per candidare Galan alla successione di Scajola, come ministro dello Sviluppo economico. «Lo vedo bene, è uno pratico...», ha detto ieri.

Nell’entourage del leader raccontano di una coincidenza che ha colpito molto Bossi. Proprio nel giorno di Pontida, domenica scorsa, la Stampa di Torino dava conto di una nuova possibile ondata di proteste, con trattori sull’autostrada Torino-Savona, degli allevatori del latte guidati dal presidente di Copagri Piemonte, che spiegava: «Siamo pronti a partire per far colazione nella villa del ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan...». Per la Lega, che ha nella galassia dei piccoli imprenditori agricoli una riserva strategica di consenso, una protesta di massa contro il governo sarebbe una iattura da scongiurare in tutti i modi, e che già adesso sta provocando forti nervosismi nei vertici leghisti (così si spiegano anche il coup de théâtre come la battuta su Italia-Slovacchia...). Il modo individuato dal Senatùr, è che all’Agricoltura si cambi rotta. Come? La voce più accreditata tra i parlamentari della Lega disegna all’orizzonte uno scambio di questo tipo: Galan allo Sviluppo e il fidato Brancher all’Agricoltura, per poter controllare meglio la linea di quel fondamentale dicastero. E il ministero della Sussidiarietà? «Quello non esiste ancora, è solo carta, quindi...» spiega un importante deputato della Lega, facendo capire che c’è tutto il tempo per tornare indietro.

Non è un mistero che l’agricoltura sia percepita come un «asset» indispensabile dalla Lega. Nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni dove governa anche il Carroccio, l’assessore all’Agricoltura è nel 90% dei casi uno dei loro. Nell’ottica pragmatica di Bossi, infatti, quel comparto è, tra tutti, quello che più facilmente si traduce in voti, ed è poi naturaliter una competenza leghista, dato che la maggior parte dei piccoli imprenditori agricoli sono collocati geograficamente a Nord di Roma (per non dire a Nord del Po...). Altrettanto note sono le divergenze profonde tra il «conservatore» Zaia e il «pro-tech» Galan. Divergenze che si sono tradotte anche in un gioco di piccoli sgambetti. Per dire, nella Lega fanno notare che Galan, appena arrivato al ministero, ha rimosso (ma spesso se ne sono andate loro) quasi tutte le prime linee della gestione Zaia.

La lista, nel giro di due mesi, è già folta: via Giuseppe Nezzo, ex numero uno del dipartimento Agricoltura; via il capo della segretaria tecnica del ministero, Franco Contarin; via il commissario dell’Unire, Tiziano Baggio; via il presidente di Buonitalia. Pericolante, si dice, la poltrona di Giuseppe Ambrosio, capo gabinetto nominato da Zaia... E se Zaia, impegnato in Veneto, ha altro a cui pensare, la Lega vede. E cerca di provvedere.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica