AGGIORNAMENTO AL FEBBRAIO 2021
In relazione all'articolo sottostante si precisa che gli sviluppi successivi a quanto narrato hanno sancito il non coinvolgimento del Dottor Renato Soru nei fatti di cui viene dato conto.
Quando il governo annunciò che il riscatto della laurea e del servizio militare non sarebbero più stati conteggiati ai fini dell’età pensionabile, giustamente Enrico Letta si alzò per contestare la proposta: «All’italiano che si vede fregato dallo Stato il patto dei quattro anni di laurea o di uno di servizio militare, scatta la reazione di dire “appena posso lo Stato lo frego io”». «Con una norma simile - concluse con meritata severità - si fanno cento passi indietro rispetto alla cultura della fedeltà fiscale». Quella norma andava cancellata perché era un vergognoso «incentivo culturale all’evasione fiscale».
Non ha però avuto bisogno di incentivi - almeno secondo le indagini della Guardia di Finanza - Renato Soru, imprenditore di fama e fatturato internazionali, ex governatore democratico della Sardegna sconfitto a sorpresa da un ignoto e a tratti ignaro Cappellacci, nonché editore dell’Unità. Soru è già sotto inchiesta per aggiotaggio: nel 2005 (quand’era governatore della Sardegna), la cessione di due rami d’azienda da Tiscali Spa a Tiscali Italia Srl e Tiscali Services Srl generò una plusvalenza di oltre 162 milioni di euro considerata sospetta dal pm.
In questa seconda indagine, invece, sotto la lente della procura è finita l’attività della Andalas Ltd., con sede a Londra, riconducibile a Soru e attraverso la quale l’ex governatore possiede il 17,7% di Tiscali. Alcuni trasferimenti di denaro fra il 2005 e il 2010 sarebbero sfuggiti alla sua dichiarazione dei redditi. Soru smentisce e si mostra fiducioso: «Nel confermare la linea di massima collaborazione nei confronti delle autorità, riaffermo il convincimento sulla buona fede e sulla sostanziale correttezza della mia condotta fiscale». Si potrebbe sorridere su quel «sostanziale», e sui margini d’interpretazione che una tale scelta lessicale porta con sé: pagare «sostanzialmente» le tasse significa anche pagarle tutte, o è sufficiente superare una determinata quota?
Ad ogni modo, le accuse sono imbarazzati per un partito che della lotta all’evasione ha fatto il proprio cavallo di battaglia. È qui che entrano in scena Enrico Letta e la sua sacrosanta avversione culturale all’evasione fiscale. L’altra sera il vicesegretario del Pd ha espresso pubblicamente la «piena fiducia» in Soru, aggiungendo che «il Pd ha bisogno di lui». Verrebbe da chiedersi se il Pd ha bisogno della lungimiranza strategica e del talento politico dell’ex governatore, o non piuttosto dei suoi quattrini, che restano numerosi tanto al lordo quanto al netto delle tasse. In attesa di trovare nuovi soci (Bersani in qualche occasione ha parlato del «mondo cooperativo»), la sopravvivenza dell’Unità è legata a doppio filo a quella di Soru, che ha già dovuto accettare la defenestrazione di Concita De Gregorio e ora, giustamente, reclama la solidarietà del partito.
Tecnicamente, Soru è un «lettiano». Alle primarie fondative del Pd dell’ottobre del 2007 Letta è fra gli sfidanti di Veltroni (arriverà terzo, con l’11%, alle spalle di Rosi Bindi) e Soru sceglie di appoggiarlo nel corso di una manifestazione a Quartu Sant’Elena. «Lo appoggio - disse Soru in quell’occasione - perché l’ho visto lavorare. Perché si è comportato come uomo di governo leale, come uomo capace di ascoltare». E anche questa volta, a quanto pare, ha saputo ascoltare. Siamo alle solite: il garantismo - che è il caposaldo dello Stato di diritto - vale a sinistra soltanto a intermittenza. Quando le accuse investono un parlamentare o un ministro del centrodestra, si trasformano pressoché automaticamente in condanne; quando invece si dirigono altrove, la situazione cambia e le regole di un tempo non valgono più. Nel caso di Penati si è proceduto alla sospensione dell’indagato, così da separare il suo caso personale dal resto del partito secondo la teoria della «mela marcia». Con Tedesco una dichiarazione ufficiale a favore dell’arresto si è trasformata nel segreto dell’urna in una manciata di obiettori di coscienza sufficienti a salvarlo.
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