Italo Balbo, padre dell'aeronautica italiana, era solito dire: "Chi vola vale, chi non vola non vale, chi vale e non vola è vile". Balbo vide la sua celebre carriera da trasvolatore arrivare, ancor oggi, a offuscare la sua nomea di protagonista dell'ascesa del regime fascista. E fu solo il primo di una lunga serie di grandi aviatori segnati col tricolore.
Nel mondo militare come in quello civile, in imprese eroiche e in grandi tragedie, ma sempre con dedizione profonda, il mondo italiano del volo è stato sempre una comunità coesa e ricca di grandi personaggi. Filippo Nassetti ha raccontato le vite di molti di loro in Molte aquile ho visto in volo - Vite straordinarie di piloti, con prefazione di Gabriele Romagnoli.
"Ogni giorno migliaia di aerei volano e migliaia di uomini li manovrano", scrive Nassetti. Migliaia di persone, quotidianamente, in nome del proprio Paese o della propria mansione personale realizzano il sogno di Icaro. Tra loro "ci sono potenziali eroi, pignoli e creativi, innamorati e cinici, capitani prudenti e temerari". Il mondo del volo è comunità umana complessa, dietro l'accesso alla quale vi è spesso una vita di sacrifici, dedizione e lunghe gavette. Una vita professionalmente complessa che per molti coincide col proprio ritorno a casa. Come quello di Pier Francesco Amaldi Racchetti, primo ufficiale Ryanair intervistato da Nassetti, che racconta le vite e le storie di grandi piloti col fiuto del grande cronista, desideroso solamente di tornare ogni giorno a casa alla "sua" Roma, che coincide con l'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.
Il pilota d'aereo è, metaforicamente, come l'arbitro della partita di calcio. I migliori spesso sono invisibili. "La cronaca ne parla quando succede qualcosa di eccezionale", ricorda Nasetti, "un atterraggio di fortuna (magari sulle acque di un fiume), un salvataggio spericolato o, al contrario, un errore umano, troppo umano, e uno schianto. Ma le loro storie precedono quell’attimo fatale", che spesso arriva a riassumerle, troppo spesso a concluderle.
Un destino, quello del volo, spesso crudele e beffardo. Nassetti lo sa bene. Parla del fratello, Alberto, abilitatosi come pilota Alitalia a 23 anni e che fu in grado di realizzare il personale "sogno di Icaro" dopo aver sconfitto un tumore al cervello. Salvo poi perdere la vita in una tragedia del cielo avvenuta nel 1994 presso la "capitale del volo" francese, Tolosa, su un velivolo di cui era semplice passeggero. Alberto Nassetti, fuori dal volo, si dilettava anche di poesia e compose versi di struggente profondità che danno il nome al saggio del fratello: "Molte aquile ho visto in volo / Ali maestose sfidare il suolo / Rapaci solitari incontro al sole / Imperiali figure sfrecciare nelle gole /Ancora a lungo li vedrò /poi, con loro, io morirò". Un profetico destino di identificazione con il cielo e il volo, da Icaro dei nostri giorni, che mostra l'amore tra Alberto Nasetti e la professione con cui identificò la sua esistenza.
Nel saggio, il fratello parla anche di grandi storie di riscatto: l'Italia ha avuto il suo Andrew Lourake, capitano dell'aviazione militare statunitense tornato a volare dopo un'amputazione della gamba sinistra per un incidente di motocross, in Francesco Miele, che da giovane perde la gamba destra in un incidente in moto e diventa poi pilota EasyJet.
Ogni volta che un aereo decolla e vola, insomma, chi lo porta in cielo ha dietro di sé una storia spesso profonda e non conosciuta. Nassetti ha il merito di dare voce a un mondo silenzioso protagonista dei nostri tempi, simbolo stesso del "villaggio globale" e delle connessioni umane, commerciali, culturali che plasmano il contesto contemporaneo.
E realizzazione del sogno lucido di Leonardo da Vinci, che oltre cinquecento anni fa scriveva che quando "piglierà il primo volo il grande uccello", la prima macchina volante, essa sarebbe decollata "empiendo l’universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture". Come fa chi vola sapendo di valere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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