Saggezza e istruzione per creare le nuove élite

La lunga tradizione dello "specchio dei principi" è svanita ma ci serve per formare dei veri leader

Saggezza e istruzione per creare le nuove élite

Nonostante l’insoddisfazione diffusa nei confronti delle élite politiche di Bruxelles e Washington, le risorse disponibili per formare una nuova generazione di statisti che possano contribuire a ripristinare una leadership prudente e virtuosa in Occidente sono scarse, e ciò rappresenta un netto distacco da gran parte della storia umana.

Nel suo libro del 1513, Il Principe, Niccolò Machiavelli scrisse che «per esercitare l’intelletto il principe dovrebbe leggere le storie, e studiarvi le azioni degli uomini illustri... le cui conquiste e gesta egli teneva sempre a mente, come si dice che Alessandro Magno imitasse Achille, Cesare Alessandro, Scipione Ciro». Machiavelli scriveva per Lorenzo di Piero de’ Medici, che avrebbe governato Firenze dal 1516 al 1519.

I suoi consigli morali e pratici al Duca facevano parte di una tradizione letteraria chiamata «specchio del principe» che esisteva in quasi tutte le civiltà, orientali o occidentali, fin dall’antichità.

Gli scritti essenziali del genere - di solito brevi libri o lettere sono descritti come specchi perché servono come manuali di auto -aiuto per i leader politici per esaminare la loro condotta e le loro apparenze.

Tra gli autori più famosi figurano Senofonte, Cicerone, Han Fei, Kautilya, Al -Farabi, Tommaso d’Aquino, Cristina de Pizan, Machiavelli, Erasmo e Tommaso Moro. Nel loro insieme, questi testi contengono la saggezza politica dell’umanità.

Nonostante millenni di successo e popolarità - si dice che Giulio Cesare non partisse mai per una battaglia senza portare con sé copie dell’Istruzione di Ciro di Senofonte su pergamene - la tradizione è scomparsa dall’Occidente oltre due secoli fa. Parte della ragione della sua estinzione è il passaggio storico da forme di governo monarchiche a forme di governo rappresentative durante l’era moderna, che ha eliminato l’occasione di presentare tali testi a un nuovo re o regina. Tuttavia, non c’è motivo per cui la tradizione degli «specchi dei principi» non possa essere diventata una tradizione di «specchi dei presidenti», offerti ai leader eletti al momento del loro insediamento.

Ma soprattutto, la tradizione è probabilmente scomparsa perché il nostro sistema educativo contemporaneo è colpevole di presentismo, privilegiando la letteratura secondaria rispetto alle fonti primarie e le scienze sociali rispetto alla filosofia morale e alla teologia.

Indipendentemente dalla causa, non possiamo più permetterci di essere l’unica grande civiltà della storia a non avere un proprio canone di testi distintivi per formare il carattere e la condotta dei leader pubblici.

Oggi è necessario un processo di riscoperta e di riqualificazione: dobbiamo ricordare a noi stessi che le generazioni precedenti hanno riflettuto attentamente sulle virtù necessarie per la leadership politica e hanno prestato particolare attenzione all’educazione necessaria per coltivare tali qualità, e non dobbiamo esitare a scrivere i nostri «specchi dei presidenti» che attingono alla nostra tradizione ed elevano gli standard per i leader contemporanei.

Anche in una repubblica democratica, non capita spesso di poter scegliere il proprio statista ideale.

I grandi leader emergono quando carattere e fortuna si allineano, spesso in un momento di crisi nazionale o internazionale. Di fronte a un mondo multipolare in crescita, a una crisi migratoria e alla radicalizzazione dell’istruzione superiore, potremmo trovarci in una tale emergenza - e alla ricerca di uno statista - prima del previsto.

Sullo sfondo di queste profonde sfide, alcuni insegnamenti della tradizione dello «specchio del principe» hanno una rilevanza permanente per i giorni nostri.

In primo luogo, è impossibile governare gli altri se non si è in grado di governare se stessi. La padronanza di sé e la disciplina morale nel parlare e nel comportarsi sono prerequisiti fondamentali per una leadership politica efficace. I grandi leader sono assediati da nemici interni ed esterni e non possono permettersi di aggiungere alle loro sfide la mancanza di autocontrollo nella loro vita personale.

In secondo luogo, nel mondo antico l’ordine era considerato il presupposto per la pace e la giustizia.

Il primo compito di ogni grande leader è portare ordine nel caos che infligge un regime. Esiste una linea sottile tra civiltà e anarchia.

Una volta che la linea di confine viene superata a causa del crimine, di una migrazione incontrollata odi un’invasione militare, i poveri e la classe media subiscono il peso della sofferenza, mentre le sole élite hanno le risorse finanziarie per proteggersi dal caos.

In terzo luogo, i grandi leader sono costruttori di cose belle. La maggior parte delle persone si commuove di fronte alla bellezza, non si lascia persuadere dalla logica o dalla politica. La leadership politica richiede di dipingere un ritratto convincente del mondo che si vuole creare e di dare alle persone la fiducia di poter realizzare questa visione. Storicamente parlando, questo comportava la costruzione o la manutenzione di infrastrutture, monumenti, parchi, musei e chiese per elevare le condizioni spirituali e materiali dei cittadini comuni in modo tangibile.
In quarto luogo, per garantire il bene comune del suo popolo, un leader politico dovrebbe creare le condizioni per un’ampia crescita economica e per la prosperità.

Quando la classe media viene erosa dall’inflazione, dalla finanziarizzazione e dalla globalizzazione, questo dovrebbe essere un segnale di allarme per i responsabili. L’instabilità dovuta alla disuguaglianza dilagante è una grande minaccia per un regime, perché può essere il precursore di una rivoluzione. Il rafforzamento della classe media è fondamentale per il successo e la prosperità a lungo termine.
Infine, dobbiamo preparare la prossima generazione con le qualità morali e intellettuali necessarie per una virtuosa attività di Stato. Per avere successo, è importante espandere le istituzioni di istruzione superiore in grado di educare i futuri leader alle parole, alle azioni e al credo dei grandi uomini e donne della storia. Questo obiettivo può essere raggiunto solo attraverso una rinascita dell’educazione classica e religiosa e una rinnovata enfasi su famiglie e organizzazioni civiche forti.

Sarà necessario un grado straordinario di ambizione per far rivivere oggi la tradizione dello «specchio del principe».

Ma se ci sforziamo di articolare le caratteristiche che vorremmo vedere in un modello di statista occidentale e promuoviamo le istituzioni necessarie a promuovere queste virtù, aumentiamo la probabilità che uno o più eroi emergano per aiutarci a navigare nelle sfide e nelle opportunità del XXI secolo.

(Traduzione di Francesco Giubilei).

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