"Se vi tirano qualcosa, spaccategli un braccio". La frase del funzionario di polizia durante lo sgombero dei migranti in piazza Indipendenza a Roma ha sollevato polemiche da ogni dove.
Eppure è legittima secondo Salvino Paternò, ex colonnello dei carabinieri congedatosi nel 2013, che ha spiegato a Libero perché in quel contesto anche la legge lo avrebbe permesso.
"In base alla legge che consente alle forze dell'ordine (e al cittadino) di ricorrere alla violenza, con armi o con altri strumenti di coercizione (articoli 52 e 53 del codice penale), occorrono tre condizioni", spiega Paternò, "Inevitabilità, e cioè l' obbligo di invitare l'aggressore alla desistenza prima di colpirlo (ovviamente se c'è il tempo di farlo); attualità del pericolo, e cioè la possibilità di colpirlo solo nel momento in cui l'aggressore sta mettendo in pericolo l'incolumità di chi si difende o di altre persone (non può essere colpito quando, pur dopo aver commesso una strage, sta fuggendo); proporzionalità, chi si difende deve procurare all'aggressore la stessa lesione che lui avrebbe procurato alla vittima se non si fosse difesa".
E nel caso di Roma, continua l'ex militare, le tre condizioni c'erano tutte. "L'ordine del funzionario sarebbe stato censurabile se costui avesse detto: Appena li vedete, spaccategli un braccio!", spiega, "Ugualmente illegittimo sarebbe stato l'ordine: Se tirano qualcosa, sparategli in testa!".
E ancora: "È del tutto lecito ordinare di colpire qualcuno nel momento in cui sta portando
in essere l' aggressione, e ancor più lecito è specificare di procurargli una lesione pari a quella che il poliziotto avrebbe subito prendendosi in faccia una pietra, una bottiglia e addirittura una bombola di gas".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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