Una lezione di dignità tra uomini d'altri tempi

Storie di uomini che si avvolgono e si attorcigliano intorno alla storia di un uomo

Una lezione di dignità tra uomini d'altri tempi
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Storie di uomini che si avvolgono e si attorcigliano intorno alla storia di un uomo. Pardon, Uomo. Con la maiuscola. Perché Salvatore Todaro questo è stato. Infatti non lo ricorda nessuno, come tutti quelli che hanno una morale e mostrano codici etici perfino in una delle guerre più sanguinose e crudeli mai abbattutesi sul pianeta. Uomini che salvavano il soldato ma non l'arma che aveva in mano. E lui, Todaro, che nessuno ha conosciuto perché immaginò e predisse anche la propria morte, nel sonno e di notte ma in battaglia, a metà dicembre del '42, ebbene lui, Todaro, avrà per sempre e per tutti la voce di Pierfrancesco Favino, come ha detto la figlia del comandante che non conobbe mai suo padre.

Edoardo De Angelis rende onore a un uomo, cui Favino conferisce uno spessore straordinario, raccontando una storia opaca imbrigliata tra le pieghe di una bufera bellica che ha tramandato solo i perfidi. Salvatore ha tenuto fede al suo nome risparmiando chi aveva sparato al suo sommergibile. Chi lo ha insultato. E ha zittito le armi per condurre in porto vite già «morte». E forse «sepolte».

Oggi, il salvataggio dei naufraghi in mare ha altri colori e altre polemiche ma la stessa verità. Non è possibile salvare tutti, compito arduo anche per il Padreterno, ma si può aiutare chi è sulla nostra strada. Si cancellino allora le sfumature della politica e si guardi uomo e dignità, a prescindere da qualsiasi barricata. E su questo il film è chiaro e non risparmia neppure qualche sorriso.

Lo canta in musica con Un'ora sola ti vorrei, brano del '38, coevo alla trama, cantato dalla milanese Nuccia Natali e portato al successo dalla Vanoni. E snocciola la felicità che in Italia è un menu di prelibatezze. Segno conviviale e di accoglienza. L'identica motivazione data da Todaro. «Perché ho salvato i miei nemici? Perché sono italiano».

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