I passeggeri di business class, accomodati nelle ampie poltrone di pelle, sbirciavano la carta dei vini assaporando l’inizio del viaggio mentre le sorridenti hostess con passo felpato si accingevano ad offrire flûtes di champagne come segno di benvenuto.
Oltre la tenda divisoria, in economica, altri clienti costretti su rigidi e meno spaziosi sedili dovevano attendere il servizio pasti per consumare, su richiesta, vino ( rosso o bianco) e birra in bicchieri di plastica trasparente.
Sollevare i calici al cielo a 10 mila metri di altitudine aveva un valore propiziatorio che annunciava l’inizio della vacanza e la fine del tran tran quotidiano. Mentre le hostess vegliavano con discrezione affinché le regole della moderazione venissero rispettate.
Poi con l’avvento del virus arrivò la fine delle vacanze e dei brindisi rimase solo la cristallizzata memoria ante covid, prima che molte compagnie aeree decidessero di eliminare fino all’ultima goccia di alcol da bordo.
Chi non digerì la disposizione e protestò per le troppe restrizioni riaccoglierà con favore la notizia che il periodo di sobrietà ad alta quota per quasi tutte le aerolinee, tranne per quelle che per motivi religiosi non hanno mai servito alcol, è volta al termine.
E mentre alcuni sindacati americani levano uno scudo contro questa decisione facendone una questione di sicurezza, la mini neozelandese Invivo Air, la prima compagnia aerea vinicola al mondo, vorrebbe, nel suo piccolo, inaugurare il volo con il botto.
Nata dalla costola della giovane società crowdfounded Invivo Wines, che commercializza e produce vino, si definisce sul suo sito “come le altre aerolinee, solo con miglior vino” e si prefigge di riportare in alto i calici mettendo al centro dell’esperienza del volo il consumo di alcol per tutti.
Il motto scelto in rima baciata “business class in every glass” (classe business in ogni bicchiere) cerca di promuovere la qualità del suo proprio vino e promette di svecchiare le consuetudini sdoganando l’idea che il prodotto più pregiato, normalmente riservato alla classe superiore, possa essere consumato dalla prima all’ultima fila senza particolari restrizioni né barriere.
E pare che su questa idea il micro vettore (la cui flotta è costituita da un solo aereo da 34 posti che opererà, per il momento, una sola tratta charter inaugurale da Aukland a Queenstown( in una data approssimativa “entro la prima metà del 2022”) abbia costruito la sua immagine.
Tanto che altre informazioni operative sulla nascente compagnia non sono ancora pubbliche.
Se non quella che due piloti (forse gli stessi soci fondatori della cantina a giudicare dalle foto del sito che li ritraggono sorridenti sotto bordo, nelle vesti di un comandante e un primo ufficiale) e presumibilmente almeno una hostess formeranno un equipaggio per trasportare in sicurezza dei passeggeri (c’è da scommetterci) appassionati di vino.
Ma ironia a parte, il lancio pubblicitario della compagnia vinicola volante rimette sul piatto (o meglio nel bicchiere) il tema dell'alcol servito in alta quota, tanto dibattuto durante la pandemia.
Che certamente non ha fatto del suo oggetto la qualità del vino offerto a bordo. Ma ha posto il serio interrogativo sull’opportunità della sua disponibilità e consumo nei cieli.
Perché l’assunzione di alcolici conta tra i suoi effetti più comuni un abbassamento delle inibizioni con conseguenze imprevedibili sul comportamento del viaggiatore.
Che durante le stringenti regole imposte dal protocollo pandemico, non è sempre riuscito a mantenere nervi saldi e un atteggiamento ineccepibile. “Niente alcol fino a quando i passeggeri non si comporteranno bene” aveva tuonato l’amministratore delegato Robert Isom presidente di American Airlines, la più grande compagnia aerea al mondo ad ottobre del 2021.
Dal rifiuto dell’uso della mascherina ai comportamenti aggressivi e violenti verso l’equipaggio e gli sconosciuti compagni sobri del sedile accanto, i passeggeri molesti hanno trasformato i cieli in un ring senza regole dove tra lividi e denti saltati anche i gentili arbitri in tacchi e uniforme hanno incassato insulti e calci e pugni sfiguranti.
La politica zero alcol adottata dalle grandi compagnie soprattutto in classe economica,anche a costo di una perdita economica, decisa all’inizio per ridurre al massimo i contatti tra il personale e passeggeri per una protezione reciproca, voleva provare a togliere di mezzo una delle cause del crescente numero di incidenti .
Non senza proteste e malumori tra i consumatori insoddisfatti dalla nuova ondata di proibizionismo.
E per chi nutre dei dubbi sugli effetti negativi dell’alcol quando assunto in volo, ecco alcuni motivi che potrebbero frenare il desiderio di alzare il gomito nei cieli.
Se non altro per salvare la pelle (in senso stretto) minacciata dall’assenza di umidità che favorisce secchezza e rughe. L’aria secca in cabina, pari a quella del deserto, combinata con il consumo di alcolici ( ma, attenzione, anche con il caffè) ha un effetto diuretico che peggiora il quadro causando disidratazione.
Che solo l’acqua e una buona quantità di crema idratante riescono a contrastare.
Ma c’è un altro motivo per il quale si dovrebbe moderare se non bandire il vino pur non essendo alla guida dell’aereo.
Ed è la stessa ragione che vieta categoricamente al il personale navigante in servizio (piloti ed hostess tutti) di assumere alcol fino ad almeno 8 ore prima del volo e con un approccio più conservativo consiglia di astenersi 24 ore.
L’alcol diminuisce la capacità del cervello di usare l’ossigeno, un effetto amplificato dall’altitudine che all’interno della cabina è pari quella che troviamo in alta montagna e può attestarsi oltre i 2000 metri.
La condizione di ipossia, unita alla perdita di lucidità e rallentamento dei riflessi in caso di emergenza impedirebbero ad un passeggero di seguire le istruzioni del personale di cabina e di reagire prontamente, mettendo in pericolo anche la vita degli altri occupanti.
Pessima anche la scelta di usarlo come sedativo contro la paura di volare per dormire.
Secondo la dottoressa Jennifer Martin, psicologa e professoressa di medicina dell’Università della California di Los Angeles, l’effetto iniziale di assopimento sparisce appena lo si metabolizza compromettendo la qualità del sonno stesso che risulta frazionato.
E poi c’è l’altra cattiva notizia: le degustazioni di vino (e cibo) a bordo di un aereo sono inquinate da percezioni sensoriali distorte a causa della bassa pressione e della mancanza di umidità. Le papille gustative e l’olfatto vanno in letargo come se fossimo raffreddati.
E perfino il nobile champagne viene penalizzato da questo fenomeno che esalta esasperandole le sue durezze, accentuando la già intrinseca spiccata acidità. Ecco perché molti dopo aver instragrammato le bollicine optano per un potente bloody mary i cui sapori forti sono apprezzabili anche in condizioni ambientali non ottimali per degustar.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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