“Vi prego, non chiamatemi maestro, altrimenti mi sento vecchio”. Alla conferenza stampa di inaugurazione della mostra A Different Vision on Fashion Photography alla reggia di Venaria Reale a Torino, Peter Lindbergh - T-shirt, jeans e cappellino con visiera calato sulla testa - dichiara sin dalle prime battute la sua lontananza da certi divismi. Eppure, lui, l'appellativo di maestro, lo meriterebbe più di molti altri, non fosse altro perché le sue fotografie rappresentano da sempre nell'immaginario collettivo la più alta espressione del mondo della moda. Classe 1944, tedesco per nascita, Lindbergh ha opposto la sua visione semplice e naturale della donna ad una concezione stereotipata, artefatta e gravida di sovrastrutture.
Per questo motivo, all'inizio della sua carriera le sue opere sono state viste con scetticismo e diffidenza. Quello che Lindbergh, quasi all'alba degli anni '90, voleva fortissimamente voleva era ribaltare i canoni estetici, spogliare le donne dagli eccessi di trucco, dalle acconciature cotonate, dal lusso e dall'opulenza che imperava incontrastato nella fotografia di moda. Perché la bellezza non è artificio, la bellezza è essenza. “Bellezza significa essere se stessi”, afferma. Una rivoluzione, compresa all'inizio solo da pochi eletti, che ha poi trovato terreno fertile in una società ormai satura e stanca di orpelli e ostentazione. Con Peter Lindbergh la bellezza smette di essere mera apparenza e superficialità, e si fa portavoce di un messaggio sociale, della voglia di cambiamento.
Il fotografo tedesco si era riproposto di immortalare l'evoluzione dei tempi e del ruolo della donna nella società, il loro bisogno di essere libere e le loro ambizioni, attraverso una serie di scatti veri, lontani dalla finzione, in bianco e nero, quello tipico delle pellicole cinematografiche. Voleva immortalare una bellezza pura e candida, autentica, reale, imperfetta. Voleva raccontare la società adoperando la trama narrativa della moda, senza usare mai alcun tipo di cliché. E lo ha fatto in maniera esemplare e dirompente. Prendendo un gruppo di modelle (tra cui Linda Evangelista, Tatjana Patitz e Christy Turlington, che diventeranno poi le famosissime top model degli Anni '90), vestendole di una sola camicia immacolata, privandole del make-up e ritraendole al naturale, con i capelli scompigliati dal vento della spiaggia di Malibu. Era il 1988 e questa immagine, destinata a capovolgere i canoni estetici dell'epoca, venne scartata da Vogue America che aveva originariamente commissionato il servizio, onde poi essere compresa nel suo valore rivoluzionario da Vogue UK, che la pubblicherà in copertina poco dopo. Va da sé che l'occhio, lungimirante e acuto di Lindbergh, non solo testimonia il cambiamento dei tempi, ma lo favorisce, spianando la strada a successivi mutamenti.
La mostra alla Venaria di Torino è la summa di tutto il suo lavoro. Un'antologia preziosa che raccoglie gli scatti più significativi di un artista che ha rivoluzionato il comune sentire. Sostenuta da Swarovski - premium partner dell'esposizione itinerante realizzata dal Museo Kunsthal di Rotterdam, con seconda tappa Monaco - la mostra è frutto di un lavoro lungo e certosino, quello di Lindbergh e del curatore Thierry-Maxime Loriot, che in simbiotica collaborazione hanno selezionato gli scatti più significativi e comunicativi raccolti dal fotografo in quarant'anni di carriera. “Questa mostra presenta l'estetica unica di uno dei fotografi più originali e visionari dei nostri tempi, non solo per i pochi fortunati del mondo della moda e dell'arte, ma come celebrazione della creatività e dell'avanguardia, trasmettendo un messaggio importante e necessario per tutti noi su diversi temi: individualità, bellezza, ageismo e umanità”, spiega il curatore.
A Different Vision on Fashion Photography è organizzata secondo un approccio tematico che ripercorre l’evoluzione creativa dell’artista in otto diverse aree tematiche: Supermodels, Couturiers, Zeitgeist, Dance, The Unknown, Darkroom, Silver Screen e Icons.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.