"Vado in montagna, me lo ha ordinato il dottore"

In Canada si prescrivono dosi di natura. Vi spieghiamo con la dottoressa Melissa Lam, direttrice del programma PaRx, i positivi effetti della cura

"Vado in montagna, me lo ha ordinato il dottore"

Le verdi e lussureggianti foreste vergini del Canada sono diventate ufficialmente un luogo terapeutico.

L’ansia e i disturbi legati alla salute mentale si curano con successo anche immergendosi nella natura.

Cominci questa settimana con un totale di due ore di passeggiate nel bosco della durata di almeno 20 minuti l’una”: è questa la ricetta tipo che i medici che aderiscono al PaRx ( il primo programma nazionale di prescrizione della natura guidato da professionisti del sistema sanitario) consegnano ai propri pazienti dopo una visita che evidenzia la necessità di curare disturbi che minacciano la salute psicofisca.

E la novità è che con la prescrizione alla mano si può ottenere un pass annuale gratuito per l’accesso agli 80 parchi nazionali presenti sul territorio canadese.

La dottoressa Melissa Lam, direttrice del programma PaRx, ha una voce che sorride.

Ci parla dal British Columbia, la provincia più ad ovest del Canada.

Ha scelto di vivere in un paradiso per gli amanti della natura, ricco di boschi, laghi, corsi d’acqua, pinete verdissime ed immense praterie che arrivano a lambire le deserte spiagge del freddo Oceano Atlantico.

Le chiediamo come è nato il suo rapporto con la natura e l’interesse verso il suo potere curativo.

Ci spiega che è stato vivo sin dall’adolescenza.

Vissuta come un’oasi di benessere dove ritrovare l’equilibrio e ricaricare le batterie dissipando lo stress, la natura è stata quasi una presenza scontata fino al giorno in cui ha dovuto privarsene.

Solo allora, come spesso succede, ha realizzato che fosse divenuta una necessità imprescindibile per il suo benessere.

Il momento dell’epifania, come lo definisce, arrivò mentre si trovava nella città di Toronto, dove lavorava come medico in un ambiente emotivamente e fisicamente meno stressante rispetto al pronto soccorso di luoghi isolati e lontani dalla metropoli in cui aveva mosso i primi passi della sua carriera durante il tirocinio.

Come era possibile che con un carico di lavoro meno pesante si sentisse più stanca ed emotivamente provata di quando aveva esercitato la professione in condizioni meno favorevoli? Guardando dalla finestra riuscì a scorgere un minuscolo lembo di cielo visibile tra il grigio cemento, i vetri dei grattacieli e la punta della Cn Tower, l’edificio più alto simbolo di Toronto. Realizzò che era il contatto con la natura, anche solo visivo, quello che le mancava di più.

Era lì che prendeva l’energia necessaria per affrontare le sfide che la sua professione le lanciava. E doveva recuperarne il contatto.

Iniziai delle ricerche e scoprii che esisteva un’ampia letteratura scientifica che confermava ciò che io avevo sperimentato: l’importanza per l’essere umano della connessione con la natura e dei benefici che ne derivano. Che non avevo mai sentito né dai colleghi o dalla stampa, né letto nei testi di medicina su cui avevo studiato. Sentii il bisogno di condividere le informazioni con i compagni di lavoro e con i miei pazienti. Poi con un timing incredibile si costituì in Canada il PaRx (Prescription for Nature) a cui mi uniii subito e nel 2019 ne diventai il direttore”.

Un’ iniziativa che mosse i primi passi negli Stati Uniti ed ora è realtà nel British Columbia ma anche in altre province come l’Ontario, il Manitoba e del Saskatchewan.

Sono più di 1000 i dottori che dal suo esordio del programma si sono registrati e hanno materialmente contribuito a prescrivere nero su bianco le “dosi di natura”.

E la ricetta scritta sembra fare la differenza”, continua la dottoressa.

Perché la comunità scientifica ha appurato che i suggerimenti verbali non sortiscono lo stesso effetto di una prescrizione firmata dal medico di fiducia.

Verba volant, scripta manent.

A ricordare che è perentorio armarsi di scarpe e abbigliamento comodi per cominciare una terapia che bandisce aut aut e proibizioni punitive e, in alcuni casi, anche pillole da ingoiare e sveglie per le medicine da puntare.

Perché, ci tiene a precisare la Lam, in nessun caso la prescrizione di “bagni di natura” sostituisce una terapia farmacologica necessaria, tuttavia il suo potente effetto la rende una solida alleata priva di controindicazioni.

Con il vantaggio di non nuocere all’economia domestica e segnare un risparmio di 72 dollari canadesi, pari al costo di un pass annuale per i parchi nazionali grazie alla collaborazione con Parks Canada, l’agenzia che gestisce i 38 parchi nazionali e le 10 riserve naturali.

Quali sono dunque i benefici della terapia?

La dottoressa ama ricordare il caso recente di una sua paziente il cui stato psicofisico durante la pandemia si era compromesso.

Fobie, ansietà, terrore di contrarre il virus l’avevano isolata tra le mura domestiche.

Alla richiesta di aiuto la Lam colse l’occasione per trattare la signora, che mostrò un leggero miglioramento grazie a dei farmaci che in una prima fase si resero indispensabili, anche con il programma “prescrizione di natura”, creato su misura per lei che dopo due mesi di applicazione incominciò a dare tutti suoi positivi effetti. “Le parlai dei possibili cambi nello stile di vita che avrebbe potuto fare e la paziente aver iniziato la terapia della natura “si dichiarò incredula di fronte ai progressi che aveva fatto, si sentiva decisamente meglio, aveva riacquistato la sua energia, dissipato le paure e ricominciato a socializzare grazie alle sue uscite per seguire la prescrizione. Il contatto con la natura è un vero toccasana per la salute mentale: aiuta a tenere sotto controllo l’ansia e tutte le spie sintomo di stress ristabilendo nella normalità i livelli di cortisolo e la pressione sanguigna alta ed aumentando la concentrazione”.

Secondo gli studiosi anche la semplice osservazione di spazi verdi o blu ( tipici di ambienti lacustri e marini) che mettono in pausa la nostra mente iperstimolata dalle luci e i rumori delle città è efficace contro gli stati di ansia e depressione.

Cosa dovremmo fare quando viviamo in una metropoli senza accesso a boschi e parchi naturali?

Niente scuse, a chi vive lontano da montagne e praterie i medici ricordano che basta uno spazio verde cittadino, un giardino, anche un orto, da trasformare in un’oasi per la nostra salute.

E la natura anche per i bambini diventa una palestra di vita.

Come madre di un bambino di 7 anni sento di dovergli dare un esempio, avvicinarlo alla natura mi sembra il modo migliore perché lui possa

avere un futuro sano. Anche i piccoli che sperimentano questa connessione diventano sensibili alle politiche ambientali. Questa è la speranza che nutro per mio figlio, lui forma una grande parte della mia motivazione”.

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