L'indagine sulla Palin, il marito non testimonierà

Todd rifiuta di deporre nell'inchiesta aperta contro la vice di McCain. Il procedimento riguarda presunti abusi di potere: accusata di aver licenziato senza motivo il capo della polizia sposato con la sorella

L'indagine sulla Palin, il marito non testimonierà

Todd Palin non parlerà. E se potesse inforcherebbe la sua motoslitta, sparendo tra i ghiacciai dell'Alaska per qualche settimana. Da quando sua moglie ha accettato l'incarico di candidata alla vicepresidenza, la sua vita è diventata impossibile. I giornalisti lo braccano, i politici anche. Ma fino al 4 novembre deve stare al gioco ovvero deve continuare a sorridere in pubblico e, soprattutto, a tacere. E non solo perché l'uomo è notoriamente poco interessante: un ragazzone di bell'aspetto, sportivo, ma non certo brillante. Un Big Jim da esibire all'occorrenza. La sua riservatezza è, da ieri, politicamente indispensabile, perché il suo nome appare tra le persone coinvolte nel «Troopergate», una vicenda dal sapore squisitamente locale, degna più di una rivista di gossip che di testate come la Washington Post e la Cnn, ma che sta assumendo rilevanza nella campagna elettorale.

Sarah è una donna di temperamento. Per questo piace a molti americani, ma talvolta si lascia prendere la mano, soprattutto se c’è di mezzo la famiglia. E qualche tempo fa il cognato Mike Wooten ha avuto la malaugurata idea di litigare con la sorella della governatrice, Mollin. Una di quelle liti che lasciano il segno e si concludono nel peggiore dei modi: davanti a un giudice. Un divorzio di fiele. Mike è un poliziotto (in inglese, trooper, da qui il nome dello scandalo) e la Palin è talmente arrabbiata da pretenderne la testa. In fondo è un suo dipendente, può licenziarlo; ma un funzionario, Walt Monegan, resiste. Ammette che Wooten non è mai stato un agente modello e nel 2006 fu sospeso per una decina di giorni, ritiene però ingiustificato l'esonero. Lei preme, Monegan resiste. E alla fine Sarah, sempre di più Barracuda, lo caccia. Per vendetta, accusa il partito democratico. «Calunnie», replica la governatrice, che d'estate accetta una commissione d'inchiesta indipendente, assicurando piena collaborazione.

Ma il 29 agosto McCain presenta la Palin all'America. I grandi inviati si trasferiscono in Alaska e il caso del cognato-poliziotto diventa politicamente insidioso. I democratici accelerano invocando le conclusioni prima del 4 novembre, giorno delle elezioni; i repubblicani ovviamente si irrigidiscono. E mentre l'America è distratta dalla crisi di Borsa, tredici persone informate dei fatti ricevono un mandato di comparizione: dodici funzionari e il "primo marito dell'Alaska", Todd Palin. Avrebbero dovuto testimoniare ieri mattina, ma non si sono fatti vedere.

«Solo perché sei il marito di qualcuno che corre per la presidenza non significa che puoi fregartene della legge», insorge il senatore democratico Bill Wielechowski, che però poi ammette: quei tredici possono rifiutarsi per mesi di comparire a meno che un tribunale non glielo imponga. Ipotesi improbabile. Il «Troopergate» è sotto controllo, almeno per ora.

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