Linea dura degli indiani: processeremo i due militari

La Farnesina cerca aiuto all’estero e invia l’esperto sottosegretario De Mistura. La vedova di una vittima chiede all’Italia 150mila euro di risarcimento

Potrebbero essere condotti in carcere già oggi, scaduto il termine di tre giorni durante il quale la polizia indiana ha la facoltà di trattenere gli arrestati in un luogo di sua scelta, i due fucilieri di Marina arrestati con l’accusa di aver ucciso due pescatori scambiandoli per pirati. Finora Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono stati trattati bene: la polizia dello stato di Kerala - scrive il Times of India - usa ogni riguardo nei loro confronti «perché sono cittadini stranieri e in considerazione di questioni diplomatiche». Così ai nostri militari detenuti è stato fornito un menù italiano, comprendente pizza e cappuccino, fatto recapitare da funzionari della nostra sede diplomatica.

Da oggi però (e per altri undici giorni, come ha stabilito la magistratura indiana indicando il periodo in cui i due marò italiani dovranno rimanere a disposizione) la situazione di Latorre e Girone potrebbe cambiare in peggio e il governo ha deciso di inviare in India il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, un ex funzionario dell’Onu già inviato in Irak e in Afghanistan la cui grande esperienza potrà risultare preziosa nell’ambito degli sforzi diplomatici italiani per chiarire la delicata questione. In India De Mistura affiancherà la delegazione di esperti italiani dei ministeri di Esteri, Difesa e Giustizia già inviati alcuni giorni fa da Roma.

Intanto il ministro degli Esteri Giulio Terzi raccomanda di non «avere troppa fretta» e di «mantenere un’azione molto costante e precisa su tutti i canali possibili». Terzi precisa che si tratta di «canali diplomatici, da governo a governo», ma non solo: la Farnesina ha attivato anche «canali discreti» presso «altre entità e Paesi». A questi si aggiunge l’offerta di mediazione del neocardinale indiano George Alencherry, che ha già contattato i ministri cattolici del Kerala. Rimane però il fatto che il governo indiano ribadisce che «il procedimento legale andrà avanti», indipendentemente dagli sviluppi sul piano politico.
Il momento èdelicato: la polizia di Kerala ha istituito una speciale unità investigativa per il caso e la magistratura ha ordinato la perquisizione della «Enrica Lexie», la nave su cui Latorre e Girone erano in servizio, alla ricerca delle armi da essi utilizzate. E mentre la vedova di uno dei pescatori uccisi chiede un indennizzo pari a 153mila euro e il sequestro della petroliera italiana a garanzia della somma, appare chiaro che potranno rivelarsi decisive le immagini satellitari della posizione in cui si trovava il 15 febbraio la «Enrica Lexie»: se queste confermassero che era oltre le 33 miglia dalla costa, ossia in acque internazionali, il caso dovrebbe passare sotto la giurisdizione italiana. A tale riguardo, la Procura romana, ricevuta dalla Farnesina una prima informativa sull’accaduto, sta valutando se predisporre una rogatoria con l’India per acquisire i risultati dell’autopsia sui due pescatori e il verbale di audizione reso dall’equipaggio del peschereccio.
L’informativa evidenzia le contraddizioni tra la versione data dalle autorità indiane e quella dei militari italiani di stanza sulla «Enrica Lexie». Contraddizioni che emergono anche a proposito dell’attacco subito dalla nave greca «Olympic Flair» presso la costa indiana nella stessa zona dell’incidente dell’«Enrica Lexie». La Camera di Commercio internazionale ha ufficialmente confermato che questo attacco è avvenuto alle 21.50 locali di quello stesso 15 febbraio.

Anche la Guardia Costiera indiana nesarebbe stata informata, ma stranamente non ha diffuso la notizia. E altrettanto stranamente la Marina Mercantile greca ha sostenuto che la «Olympic Flair» non sarebbe stata attaccata.

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