L'ipotesi "zone rosse" per stoppare nuovi bar

Oggi un tavolo in prefettura sulla movida Confcommercio: "Nuove regole dal Comune"

L'ipotesi "zone rosse" per stoppare nuovi bar
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Presente e futuro. Si ragionerà (soprattutto) delle misure e dei controlli da assumere per contenere quest'estate l'emergenza movida nel Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza convocato oggi in prefettura. Ma ci sono state già varie riunioni tra Comune e Confcommercio per trovare una soluzione a lungo termine, anche perchè la sentenza della Cassazione che un mese fa ha dato ragione a una coppia nella causa contro l'amministrazione per la movida selvaggia ora sta togliendo il sonno al sindaco Beppe Sala (e a tanti suoi colleghi).

A Milano i residenti di via Lecco e dintorni hanno già depositato un atto in tribunale. Sala giorni fa ha riferito che tra le ipotesi per tutelare i cittadini ci sarebbe una differenziazione degli orari per i dehors e gli spazi all'interno dei locali, e intanto ha anticipato (e esteso) le ordinanze anti-vetro. Il segretario generale di Confcommercio Marco Barbieri, che oggi con i rappresentanti Epam (associazione dei pubblici esercizi) parteciperà all'incontro con il prefetto Renato Saccone, Comune e le altre forze dell'ordine, è convinto che la chiusura anticipata dei dehors «possa peggiorare anzichè migliorare il problema», anche perchè d'estate difficilmente i clienti si spostano all'interno, «si rischia di avere più gente in piedi per strada».

Dentro o fuori, la clientela seduta è più controllabile dai gestori, porta ad esempio il caso dell'Arco della Pace. «Vanno fatti semmai più controlli su chi vende alcol, spesso la movida selvaggia è generata da abusivi». Secondo Barbieri va «superato il concetto che più occupazione del suolo pubblico è dannosa, «Epam dice in maniera chiara che bisogna fare una distinzione netta tra il rumore antropico generato da gente in strada e il tema dei dehors. Se la gente sta in strada, non consumando necessariamente alcol acquistato dai locali ma da abusivi e market h24, non sono i locali il problema. Più dehors semmai producono movida più ordinata». Ma sta ragionando con il Comune soprattutto in prospettiva: «Le ordinanze lasciano il tempo che trovano. Va ripreso il percorso abbandonato 10 anni fa di una revisione del Regolamento sui pubblici esercizi, il Comune porti in aula al più presto una modifica. Alcune aree della città non possono sopportare nuove aperture di locali, sono al limite. Si identifichino zone rosse, dove non vengono autorizzate più licenze per bar, zone gialle con un numero contenuto e zone verdi libere».

Ci sono le leggi sulla liberalizzazione.

Ma «sulle aperture future, se si arriva a una disciplina condivisa tra Comune e categoria, sfido chiunque a presentare ricorsi» dice. E potrebbe «valere anche nel caso in cui un locale chiuda. Si potrebbe imporre un cambio di tipologia».

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