Lippi rischia, ma ci pensa Toni al 31

In Grecia finisce pari e il tecnico festeggia il record di risultati utili. Amichevole con pochi spunti: delude Montolivo, Rossi così così. Maradona a Glasgow esordisce in un successo: e la folla lo acclama

Lippi rischia, ma ci pensa Toni al 31

Atene - Poco più di un allenamento, qualcosa che gli somiglia molto. Se non è lecito chiedere e ottenere di più da questo intermezzo azzurro, fissato nella settimana di Inter-Juve, qui ad Atene, al cospetto di una nazionale che non ci piega dal marzo del '72 (la bellezza di 36 anni quindi), allora bisogna tenere a mente la contabilità conclusiva del viaggio in Grecia. Che si può così sintetizzare: uno a uno il risultato col quale Lippi diventa detentore del nuovo record d'imbattibilità di un ct, scavalcando il mitico Vittorio Pozzo. Poi c'è Toni nel tabellino dei marcatori, un gol straniero così per non perdere le buone abitudini, che riprende la vecchia strada appena la condizione fisica del trampoliere modenese migliora e i suoi sodali riescono a servirgli un pallone decente (un cross buono in tutta la serata, mica male come profitto). Da mettere nel conto anche l'esordio, a pieno titolo, e dal primo minuto (che il debutto ufficiale avvenne a Sofia), di Giuseppe Rossi sul conto del quale è cosa buona e giusta sospendere il giudizio definitivo. Lo accompagniamo al Villareal e alla liga spagnola con un 6 di stima perché il ragazzo merita la fiducia concessagli dal ct: deve farsi, naturalmente, ma ha il talento necessario per arrivare e per convincere anche eventuali critici scettici. Non soddisfa invece Montolivo, un altro degli eterni incompresi, una generazione affollata, composta di giovanotti pieni di belle speranze puntualmente tradite alle prese con appuntamenti e sfide impegnativi. Si può concludere la rassegna discutendo di portieri che sono croce e delizia del calcio azzurro. Senza i due legittimi titolari del ruolo, Buffon davanti, Amelia alle spalle, De Sanctis ricorda in modo perentorio che la nostra scuola sta segnando il passo. Forse può crescere Curci. Campa cavallo.

Al piccolo trotto, davanti a uno stadio semideserto (diecimila secondo calcoli generosi), diventa improbabile riempire di significati tecnici la serata azzurra cominciata al mattino con l'infortunio a Quagliarella (setto nasale fratturato in uno scontro fortuito con Curci). Così dal maggior possesso palla, l'Italia del primo tempo ricava la miseria di un tiro dal limite di Gattuso seguito da angolo al culmine del quale Giuseppe Rossi si ritrova con la palletta giusta a un paio di metri dalla porta. Il giovanotto manca la stoccata e un po' si deprime, come succede a ogni debuttante. La Grecia, invece, che ha più geometrie, si ritaglia un paio di occasioni meno scontate: su una (girata di testa di Katsouranis), De Sanctis resta di sale, sull'altra (gol annullato a Mantzios per palese fuorigioco), gli ellenici protestano per segnalare un «mani» di Gattuso in area (involontario perché passa prima da uno stop mal riuscito).

Basta pigiare sull'acceleratore per riscaldare la serata e dare un senso a questo viaggio sotto il Partenone. Passa davanti la Grecia con una stoccata di Gekas appena arrivato al posto di Mantzios, pareggia l'Italia con una capocciata di Toni messo in azione da una punizione di De Rossi. Prima e dopo l'uno a uno sigillato in 5 minuti, azzurri più vicini al bersaglio con Pepe e Camoranesi, sbrigativi nel cercare la porta con qualche convinzione ed efficacia.

Il gran numero delle sostituzioni decise da Lippi (sei, come da protocollo, il suo collega tedesco si ferma a quota due per gran parte salvo a cambiarne altri due sulla sirena), invece di alterare gli equilibri tattici li cementa nonostante l'arrivo di un altro debuttante, il napoletano Maggio, tra le fila di una nazionale pronta ad accogliere gente come Gamberini e Iaquinta, lo stesso Gilardino che sembrano avere lo spessore dei comprimari, non certo dei protagonisti.

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