Abolita la fantasia. Anche quella di Lippi Marcello, ct della nazionale più scontata del mondo. Ed anche campione del mondo. Consapevole della delusione di un’Italia del pallone, che si attendeva almeno un brivido nelle convocazioni, il ct ci ha provato inserendo in lista Giuseppe Rossi e tagliando il povero Nicola Legrottaglie. E arrivederci con questo colpo di scena, clamoroso solo per aver escluso uno degli juventini meno deficitari della stagione, a fronte di altri otto, almeno in parte miracolati. Lista di 30 nomi che tra una settimana sarà ridotta a 23, più quattro riserve, dieci reduci dal mondiale in Germania, Gilardino e Iaquinta gli unici in attacco, Camoranesi, De Rossi, Gattuso e Pirlo a centrocampo, Buffon l’unico portiere, Cannavaro, Grosso e Zambrotta in difesa. Inutile dire che qualcuno strabuzzerà gli occhi, leggendo i nomi dei difensori salvati: non uno (Buffon a parte) che garantisca più degli assenti. «Tutti nomi normali, nessuno sconvolgente», aveva annunciato Lippi. Fin troppo.
Ma questa è l’Italia ad immagine e somiglianza di un ct che, per qualche verso, somiglia a Mourinho: carota per i suoi prodi, bastone per chi gli è andato di traverso. Dunque Balotelli, Cassano e Miccoli si erano già messi l’animo in pace. Totti probabilmente era un rischio (sul piano fisico e della tenuta nervosa). Del Piero da tempo un dolce ricordo. Lippi ha provato a cercar fantasia con Cossu e Candreva: un atto di buona volontà più che un attestato di credibilità. E vedremo se andranno in Sud Africa.
Nazionale ad alto rischio infortuni: basta scorrere la lista per leggere nomi che hanno passato più tempo in infermeria che in campo. Premiata la Juve devastante di questa stagione, sarà un fatto di simpatia, Roma con il solo De Rossi, Sampdoria con un paio di giocatori, Palermo infilato in lista grazie a Cassani, che rischia di lasciar posto a qualche arrugginito senatore bianconero. Il buon Legrottaglie ha già provato l’effetto e cercato sollievo in Dio. «Sento il colpo, ma ringrazio il Signore: è in questi momenti che si misura la fede». Sicuramente meglio riposta che nel ct.
Del resto la fantasia al potere non è un privilegio della nostra nazionale. Lippi e Domenech sono gli unici due ct sopravvissuti al mondiale 2006. Il nostro con un processo di andata e ritorno, l’altro facendosi sopportare oltre ogni limite. Ed ora stiamo tornando al tormentone: chi ci sarà dopo il Sud Africa?. Basta ascoltare Abete, il presidente federale, per capire. L’unica certezza recapitata è il solito refrain: «Prima dell’8 giugno saprete». Ed è una stravaganza annunciare un nuovo ct poco prima del mondiale. Salvo che il ct non sia confermato. Però Abete ha aggiunto: «Oltre agli aspetti tecnici, contano valori trasversali. In grado di unire tutti, perché è l’allenatore di tutti». Perfetto, ma quando mai un ct ha unito l’Italia? Non Lippi, neppure Bearzot, che poi hanno vinto il mondiale. Più chiarificatrice l’altra indicazione. «A me piace Prandelli, un tecnico molto preparato. Ma come lui ce ne sono tanti». Per esempio? E qui si va oltre. «Se Lippi deciderà di non proseguire, non abbiamo preclusione per nessuno che sia già stato in azzurro: d’altra parte abbiamo richiamato anche Lippi». Poi, preoccupato di essere andato troppo oltre, ha precisato: «Ho detto: non esiste preclusione, non che ci sia la possibilità di un ritorno. Di certo sarà un tecnico italiano, e dovremo valutare il discorso ingaggio: non possiamo offrire quanto offrono i club».
Decriptando: Prandelli è il favorito, ma nel caso non voglia lasciare la Fiorentina (o gli sia impedito) perché non pensare a Gianfranco Zola, appena licenziato dal West Ham, con un passato in azzurro e un’identità che piace a tutti? Difficile immaginare il ritorno di Donadoni. Sarebbe un colpo di fantasia, ma solo sulla carta. Sul campo abbiamo già visto tutto.
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